IL PELLEGRINAGGIO EBRAICO
Spiegazione di Rav Riccardo Di Segni
Il pellegrinaggio
Sappiamo che il pellegrinaggio può essere un movimento individuale, o di piccoli gruppi, o di grandi gruppi. Ci si muove verso una meta particolare, che si segnala per una condizione speciale, quella che nel linguaggio di molte religioni è definita come sacralità. Spesso non ci si muove in un momento qualsiasi, ma in tempi anch'essi speciali: feste, ricorrenze, anniversari. Il pellegrinaggio segnala quindi il movimento verso un luogo speciale, spesso in un momento speciale. E' un modo per classificare tempo e spazio, e per inserire la persona o un gruppo, coinvolti dallo spostamento, in una dimensione spaziale e temporale diversa. La cultura ebraica fin dalle origini bibliche ha praticato e anche imposto con regole precise diverse forme di pellegrinaggio. L'aspetto più rilevante è quello delle tre grandi feste: Pesach, la Pasqua, Shavuot, la Pentecoste, e Sukkot, la festa dei Tabernacoli. In queste tre occasioni c'era l'obbligo per ogni maschio adulto di salire a Gerusalemme a presentarsi al cospetto della presenza divina, nel Tempio, con un'offerta. ALTRO
Il pellegrinaggio
Sappiamo che il pellegrinaggio può essere un movimento individuale, o di piccoli gruppi, o di grandi gruppi. Ci si muove verso una meta particolare, che si segnala per una condizione speciale, quella che nel linguaggio di molte religioni è definita come sacralità. Spesso non ci si muove in un momento qualsiasi, ma in tempi anch'essi speciali: feste, ricorrenze, anniversari. Il pellegrinaggio segnala quindi il movimento verso un luogo speciale, spesso in un momento speciale. E' un modo per classificare tempo e spazio, e per inserire la persona o un gruppo, coinvolti dallo spostamento, in una dimensione spaziale e temporale diversa. La cultura ebraica fin dalle origini bibliche ha praticato e anche imposto con regole precise diverse forme di pellegrinaggio. L'aspetto più rilevante è quello delle tre grandi feste: Pesach, la Pasqua, Shavuot, la Pentecoste, e Sukkot, la festa dei Tabernacoli. In queste tre occasioni c'era l'obbligo per ogni maschio adulto di salire a Gerusalemme a presentarsi al cospetto della presenza divina, nel Tempio, con un'offerta. ALTRO

SUKKOT FESTA DEL PELLEGRINAGGIO
Il termine Sukot (סוכות o סֻכּוֹת entrambi sukot), meglio Sukkot o Succot, si riferisce ad una festa di pellegrinaggio della durata di otto giorni, sette giorni in Israele (quindi fuori da Eretz Israel i giorni sono otto (cfr. Calendario ebraico, Diaspora ebraica e Rosh Chodesh): i primi due e gli ultimi due sono di Yom Tov.
È conosciuta anche con i nomi di "Festa delle capanne", "Festa dei tabernacoli" e "Tabernacoli". Nell'Ebraismo è una delle festività ebraiche più importanti. Il termine fa riferimento, inoltre, ad una località di cui si parla nella Bibbia Ebraica.
Etimologia
La parola "sukoth" è il plurale della parola ebraica sukah che significa, per l'appunto capanna. Il termine sukah nel linguaggio comune indica proprio la capanna che viene costruita appositamente per la celebrazione della festa in ricordo del periodo "nel deserto" dopo l'Esodo biblico del popolo ebraico dopo essere stati in Egitto
Significato della festa
La festa di Sukot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto essi vivevano in capanne (sukot). La Torah ordina agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il lulav (un ramo di palma), l'etrog (un cedro), tre rami di mirto e due rami di salice. Il cedro viene impugnato separatamente dai rami che invece sono legati assieme con la canapa.
Liturgia
I primi due giorni di Sukot vengono celebrati come giorni di festa piena. I cinque giorni successivi, invece sono di mezza festa (Chol haMo'ed) durante i quali vengono comunque osservati i precetti specifici della festa. Il settimo giorno (l'ultimo dei giorni di mezza festa) è chiamato "Hoshanà Rabà" e deve essere osservato in maniera particolare. L'ultimo giorno, l'ottavo, viene celebrato come fosse una festa a sé e presenta delle preghiere e delle usanze particolari (vedi più avanti).
Hoshanà Rabbà - Il settimo giorno di Sukot - הושענא רבא
Sheminì Azeret - L'ottavo giorno di Sukot - שמיני עצרת
Simchat Torah - L'ultimo giorno di Sukot - שמחת תורה
In Israele Sukot dura otto giorni, incluso il "Shemini Atzeret". Al di fuori di Israele (la cosiddetta Diaspora), Sukot dura nove giorni. in questo caso l'ottavo giorno è "Shemini Atzeret" mentre il nono è detto Simchat Torah. In Israele i festeggiamenti legati a Simchat Torah si svolgono durante il giorno di Shemini Atzeret
In questo giorno, Simchat Torah, durante il servizio in sinagoga, viene letta l'ultima porzione della Torah. Nello Shabbat successivo, gli ebrei ricominciano la lettura della Torah dalla prima porzione, la prima parte del libro della Genesi, chiamata Bereshit. Il servizio è particolarmente gioioso e sono consentite, e spesso attese, simpatiche variazioni al normale procedere delle funzioni. Mentre è tradizione di tutte le correnti ebraiche ballare con i rotoli della Torah intonando canzoni legate alla festività, è usanza italiana quella di lanciare dal matroneo sui danzanti (ed in particolare ai bambini) manciate di caramelle e dolcetti vari.
Nel calendario ebraico, Erev Sukot (la sera di sukot), la prima sera della festa, cade il 14 del mese di Tishri, così il primo dei giorni di Sukot è il 15 di Tishri.
Il termine Sukot (סוכות o סֻכּוֹת entrambi sukot), meglio Sukkot o Succot, si riferisce ad una festa di pellegrinaggio della durata di otto giorni, sette giorni in Israele (quindi fuori da Eretz Israel i giorni sono otto (cfr. Calendario ebraico, Diaspora ebraica e Rosh Chodesh): i primi due e gli ultimi due sono di Yom Tov.
È conosciuta anche con i nomi di "Festa delle capanne", "Festa dei tabernacoli" e "Tabernacoli". Nell'Ebraismo è una delle festività ebraiche più importanti. Il termine fa riferimento, inoltre, ad una località di cui si parla nella Bibbia Ebraica.
Etimologia
La parola "sukoth" è il plurale della parola ebraica sukah che significa, per l'appunto capanna. Il termine sukah nel linguaggio comune indica proprio la capanna che viene costruita appositamente per la celebrazione della festa in ricordo del periodo "nel deserto" dopo l'Esodo biblico del popolo ebraico dopo essere stati in Egitto
Significato della festa
La festa di Sukot ricorda la vita del popolo di Israele nel deserto durante il loro viaggio verso la terra promessa, la terra di Israele. Durante il loro pellegrinaggio nel deserto essi vivevano in capanne (sukot). La Torah ordina agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il lulav (un ramo di palma), l'etrog (un cedro), tre rami di mirto e due rami di salice. Il cedro viene impugnato separatamente dai rami che invece sono legati assieme con la canapa.
Liturgia
I primi due giorni di Sukot vengono celebrati come giorni di festa piena. I cinque giorni successivi, invece sono di mezza festa (Chol haMo'ed) durante i quali vengono comunque osservati i precetti specifici della festa. Il settimo giorno (l'ultimo dei giorni di mezza festa) è chiamato "Hoshanà Rabà" e deve essere osservato in maniera particolare. L'ultimo giorno, l'ottavo, viene celebrato come fosse una festa a sé e presenta delle preghiere e delle usanze particolari (vedi più avanti).
Hoshanà Rabbà - Il settimo giorno di Sukot - הושענא רבא
Sheminì Azeret - L'ottavo giorno di Sukot - שמיני עצרת
Simchat Torah - L'ultimo giorno di Sukot - שמחת תורה
In Israele Sukot dura otto giorni, incluso il "Shemini Atzeret". Al di fuori di Israele (la cosiddetta Diaspora), Sukot dura nove giorni. in questo caso l'ottavo giorno è "Shemini Atzeret" mentre il nono è detto Simchat Torah. In Israele i festeggiamenti legati a Simchat Torah si svolgono durante il giorno di Shemini Atzeret
In questo giorno, Simchat Torah, durante il servizio in sinagoga, viene letta l'ultima porzione della Torah. Nello Shabbat successivo, gli ebrei ricominciano la lettura della Torah dalla prima porzione, la prima parte del libro della Genesi, chiamata Bereshit. Il servizio è particolarmente gioioso e sono consentite, e spesso attese, simpatiche variazioni al normale procedere delle funzioni. Mentre è tradizione di tutte le correnti ebraiche ballare con i rotoli della Torah intonando canzoni legate alla festività, è usanza italiana quella di lanciare dal matroneo sui danzanti (ed in particolare ai bambini) manciate di caramelle e dolcetti vari.
Nel calendario ebraico, Erev Sukot (la sera di sukot), la prima sera della festa, cade il 14 del mese di Tishri, così il primo dei giorni di Sukot è il 15 di Tishri.
ALCUNI LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO

La tomba di Rabbi Akiva
Una visita alla tomba del rabbino Akiva a Tiberiade è un’occasione per considerare i diversi aspetti della sua vita con l’importanza che rappresenta per il popolo ebraico e per tutta l'umanità: ha cominciato come povero semplice pastore ma divenne uomo ricco e grande saggio con 24.000 discepoli.
Sua moglie Rachel, che lo aveva sposato contro la volontà del padre a causa dei poveri prospetti futuri dell’Akiva, lo sostenne durante i suoi studi; la loro fu una grande storia d’amore.
Akiva, che aiutò il rabbino, capo dei ribelli bar Kokhba, nel secondo secolo D.C., fu messo a morte dai romani recitando lo Shma come ultime sue parole.
Secondo la tradizione, il suo corpo fu miracolosamente trasportato a Tiberiade per la sepoltura accanto ai suoi allievi che erano morti durante la peste. La sua tomba, situata sul fianco della montagna dietro il quartiere di Kiryat Moshe, domina Tiberiade ed il Kinneret ed è luogo di pellegrinaggio già dal Medio Evo. Pregare per la pioggia alla tomba del rabbino Akiva durante i giorni di siccità è diventato una tradizione speciale.
Tra coloro che hanno reso visita qui c’è il rabbino Isaac Luria, l’Ari, che ha reso il luogo ancor più sacro.
La tomba è sormontata da una cupola e sorge sul fianco di una collina situata circa 1,6 km a ovest del centro cittadino. Considerato uno dei massimi eruditi della Mishna e maestro di Meir Baal Hanes. Akiva ricoprì un ruolo di importanza fondamentale nella definizione dell'ebraismo rabbinico, che succedette a quello del Secondo Tempio.
Una visita alla tomba del rabbino Akiva a Tiberiade è un’occasione per considerare i diversi aspetti della sua vita con l’importanza che rappresenta per il popolo ebraico e per tutta l'umanità: ha cominciato come povero semplice pastore ma divenne uomo ricco e grande saggio con 24.000 discepoli.
Sua moglie Rachel, che lo aveva sposato contro la volontà del padre a causa dei poveri prospetti futuri dell’Akiva, lo sostenne durante i suoi studi; la loro fu una grande storia d’amore.
Akiva, che aiutò il rabbino, capo dei ribelli bar Kokhba, nel secondo secolo D.C., fu messo a morte dai romani recitando lo Shma come ultime sue parole.
Secondo la tradizione, il suo corpo fu miracolosamente trasportato a Tiberiade per la sepoltura accanto ai suoi allievi che erano morti durante la peste. La sua tomba, situata sul fianco della montagna dietro il quartiere di Kiryat Moshe, domina Tiberiade ed il Kinneret ed è luogo di pellegrinaggio già dal Medio Evo. Pregare per la pioggia alla tomba del rabbino Akiva durante i giorni di siccità è diventato una tradizione speciale.
Tra coloro che hanno reso visita qui c’è il rabbino Isaac Luria, l’Ari, che ha reso il luogo ancor più sacro.
La tomba è sormontata da una cupola e sorge sul fianco di una collina situata circa 1,6 km a ovest del centro cittadino. Considerato uno dei massimi eruditi della Mishna e maestro di Meir Baal Hanes. Akiva ricoprì un ruolo di importanza fondamentale nella definizione dell'ebraismo rabbinico, che succedette a quello del Secondo Tempio.

la tomba del Rabbino Yochai di Shimon
Per immergersi nella particolare atmosfera spirituale e mistica della Galilea, bisogna passare del tempo non soltanto a Safed, terra della Kabalah, ma bisogna anche fare la splendida strada di 15 miglia verso Meron, nel nord ovest.
Qui si trova la tomba del Rabbino Yochai di Shimon, saggio dell’era Mishnaica, ribelle contro Roma e autore dello Zohar.
La tomba del Rabbino Shimon è una grande attrazione per i pellegrini ebrei, specialmente in Lag Ba'omer quando decine di migliaia di persone affluiscono a Meron per pregare e celebrare, alcuni accampandosi per i giorni.
Per immergersi nella particolare atmosfera spirituale e mistica della Galilea, bisogna passare del tempo non soltanto a Safed, terra della Kabalah, ma bisogna anche fare la splendida strada di 15 miglia verso Meron, nel nord ovest.
Qui si trova la tomba del Rabbino Yochai di Shimon, saggio dell’era Mishnaica, ribelle contro Roma e autore dello Zohar.
La tomba del Rabbino Shimon è una grande attrazione per i pellegrini ebrei, specialmente in Lag Ba'omer quando decine di migliaia di persone affluiscono a Meron per pregare e celebrare, alcuni accampandosi per i giorni.

La tomba di Maimonide
La tomba di Maimonide, situata nel centro di Tiberiade, è diventata uno dei luoghi di pellegrinaggio ebraici più importanti di Israele.
Considerato tra i più grandi saggi del popolo ebraico le cu abilità analitiche sono tuttora ammirate, Maimonide, conosciuto come il Rambam (acrostico del suo nome), fu inoltre un fisico per il sovrano musulmano Saladino. Ha composto una preghiera per gli speciali guaritori, l'equivalente ebraico del giuramento di Ippocrate, che i medici recitano facendo visita alla tomba.
Maimonide morì al Cairo nel 1204, ed i suoi resti furono successivamente seppelliti a Tiberiade. Il cammino verso la tomba è molto simbolico - sette colonne da ciascun lato con iscrizioni dei nomi dei 14 capitoli della sua famosa codificazione del Mishnah, la Mishneh Torah, e una corrente d’acqua che scorre lungo i lati. (Maimon, nome di suo padre, viene dalla parola ebraica "mayim" acqua). Una grande struttura di metallo sopra il complesso della tomba simbolizza una corona, indicante il grande rispetto di Maimonide nella tradizione ebraica.
La tomba di Maimonide, situata nel centro di Tiberiade, è diventata uno dei luoghi di pellegrinaggio ebraici più importanti di Israele.
Considerato tra i più grandi saggi del popolo ebraico le cu abilità analitiche sono tuttora ammirate, Maimonide, conosciuto come il Rambam (acrostico del suo nome), fu inoltre un fisico per il sovrano musulmano Saladino. Ha composto una preghiera per gli speciali guaritori, l'equivalente ebraico del giuramento di Ippocrate, che i medici recitano facendo visita alla tomba.
Maimonide morì al Cairo nel 1204, ed i suoi resti furono successivamente seppelliti a Tiberiade. Il cammino verso la tomba è molto simbolico - sette colonne da ciascun lato con iscrizioni dei nomi dei 14 capitoli della sua famosa codificazione del Mishnah, la Mishneh Torah, e una corrente d’acqua che scorre lungo i lati. (Maimon, nome di suo padre, viene dalla parola ebraica "mayim" acqua). Una grande struttura di metallo sopra il complesso della tomba simbolizza una corona, indicante il grande rispetto di Maimonide nella tradizione ebraica.

Il Muro Occidentale (Hakotel)
Fede, cultura e storia si ritrovano tutte nel Muro Occidentale (noto come Muro del Pianto), in quella mescolanza che rende la terra d’Israele così unica. Venerato come l’ultima traccia del secondo Tempio, il Muro Occidentale è il sito più sacro dell’Ebraismo. In realtà, grazie all’”invito” a pregare in questo luogo che il re Salomone rivolse a tutti gli uomini (1 Re 8:41-42), i visitatori di ogni credo e cultura avvertono, in questo luogo, un legame speciale.
Qui troverete fedeli a tutte le ore del giorno e della notte, ma nei giorni della Bar Mitzvah (lunedì, giovedì e sabato) famiglie da ogni parte d’Israele e del mondo affollano la piazza per celebrare la prima lettura in pubblico della Bibbia del loro figlio tredicenne. Ed è mescolandosi tra gli ebrei provenienti da tutti i continenti, ciascuno con le proprie usanze, la musica, il modo di vestire e la propria liturgia, che scaturisce un’esperienza culturale molto variopinta e sicuramente indimenticabile. Per molti visitatori il fatto di lasciare il testo di una preghiera tra le pietre millenarie del Muro è un ricordo tra i più preziosi.
Il vicino tunnel del Muro Occidentale è una meraviglia per tutti gli appassionati di Storia e Archeologia, che si stupiranno del fatto che la massiccia parte a vista del Muro (lunga 243 metri circa ed alta oltre 180) è solo una porzione dell’intera struttura originaria, lunga circa 5181 metri, che si trova sotto la Città Antica.
I tunnel furono creati dall’accostamento di numerosi archi a supporto delle scalinate che dalla città conducevano al Monte del Tempio. In tempi antichi, vi era una bassa valle chiamata “Tyropaean” (adesso scomparsa, per effetto delle continue demolizioni e successive ricostruzioni) che costeggiava il settore occidentale del Monte del Tempio e che separava il ricco quartiere di Erode dal Tempio. E fu proprio per creare un collegamento a quest’ultimo che vennero eretti gli archi. Questi viottoli fungono ancora da sostegno alle strade ed il tunnel si sviluppa in corrispondenza del quartiere Musulmano.
Provate a sfiorare con le dita gli imponenti archi che per millenni hanno sostenuto le strade di Gerusalemme - dove sono poi sorte le case e, naturalmente, lo stesso Muro Occidentale, edificato con blocchi di pietra tra i più massicci che siano mai stati scoperti – apprezzerete in maniera del tutto nuova la Gerusalemme di oggi, luogo magnifico ed estremamente emozionante.
http://www.goisrael.it/Tourism_Ita/Tourist%20Information/Jewish%20Themes/Jewish_Sites/Pagine/default.aspx
Fede, cultura e storia si ritrovano tutte nel Muro Occidentale (noto come Muro del Pianto), in quella mescolanza che rende la terra d’Israele così unica. Venerato come l’ultima traccia del secondo Tempio, il Muro Occidentale è il sito più sacro dell’Ebraismo. In realtà, grazie all’”invito” a pregare in questo luogo che il re Salomone rivolse a tutti gli uomini (1 Re 8:41-42), i visitatori di ogni credo e cultura avvertono, in questo luogo, un legame speciale.
Qui troverete fedeli a tutte le ore del giorno e della notte, ma nei giorni della Bar Mitzvah (lunedì, giovedì e sabato) famiglie da ogni parte d’Israele e del mondo affollano la piazza per celebrare la prima lettura in pubblico della Bibbia del loro figlio tredicenne. Ed è mescolandosi tra gli ebrei provenienti da tutti i continenti, ciascuno con le proprie usanze, la musica, il modo di vestire e la propria liturgia, che scaturisce un’esperienza culturale molto variopinta e sicuramente indimenticabile. Per molti visitatori il fatto di lasciare il testo di una preghiera tra le pietre millenarie del Muro è un ricordo tra i più preziosi.
Il vicino tunnel del Muro Occidentale è una meraviglia per tutti gli appassionati di Storia e Archeologia, che si stupiranno del fatto che la massiccia parte a vista del Muro (lunga 243 metri circa ed alta oltre 180) è solo una porzione dell’intera struttura originaria, lunga circa 5181 metri, che si trova sotto la Città Antica.
I tunnel furono creati dall’accostamento di numerosi archi a supporto delle scalinate che dalla città conducevano al Monte del Tempio. In tempi antichi, vi era una bassa valle chiamata “Tyropaean” (adesso scomparsa, per effetto delle continue demolizioni e successive ricostruzioni) che costeggiava il settore occidentale del Monte del Tempio e che separava il ricco quartiere di Erode dal Tempio. E fu proprio per creare un collegamento a quest’ultimo che vennero eretti gli archi. Questi viottoli fungono ancora da sostegno alle strade ed il tunnel si sviluppa in corrispondenza del quartiere Musulmano.
Provate a sfiorare con le dita gli imponenti archi che per millenni hanno sostenuto le strade di Gerusalemme - dove sono poi sorte le case e, naturalmente, lo stesso Muro Occidentale, edificato con blocchi di pietra tra i più massicci che siano mai stati scoperti – apprezzerete in maniera del tutto nuova la Gerusalemme di oggi, luogo magnifico ed estremamente emozionante.
http://www.goisrael.it/Tourism_Ita/Tourist%20Information/Jewish%20Themes/Jewish_Sites/Pagine/default.aspx
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