
Islam
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L'Islam è una religione monoteista manifestatasi per la prima volta nella Penisola araba (.622 dc) , nella cittadina higiazena de La Mecca, nel VII secolo dell'era cristiana ad opera di Maometto (Arabo محمد Muḥammad), considerato dai musulmani l'ultimo profeta inviato da Dio (Arabo الله Allāh) al mondo intero per ribadire definitivamente la Rivelazione, annunciata per la prima volta ad Adamo (آدم Ādam), il primo uomo.
Con circa 1,6 miliardi di fedeli, ossia il 23% della popolazione mondiale, l'Islam è la seconda religione del mondo per consistenza numerica e vanta un tasso di crescita particolarmente significativo.
Il nome di Allāh in lingua araba
Il 13% dei musulmani vive in Indonesia, che è anche il paese musulmano più popoloso, il 25% nell'Asia meridionale, il 20% in Vicino e Medio Oriente e il 15% nell'Africa subsahariana. Minoranze considerevoli si trovano anche in Europa, Cina, Russia e Americhe.
Islàm (con accento sull'ultima sillaba, Arabo إسلام Islām) è un sostantivo verbale traducibile con «sottomissione, abbandono, consegna totale [di sé a Dio]» che deriva dalla radice aslama, congiunzione causale di salima («essere o porsi in uno stato di sicurezza»), ed è collegato a salām («pace»).
Nel linguaggio religioso, il concetto è traducibile con la parafrasi: «entrare in uno stato di pace e sicurezza con Dio attraverso la sottomissione e la resa a Lui». Nel Corano talvolta assume la caratteristica di una qualità interiore del fedele: «Allah apre il cuore all'Islàm a coloro che vuole guidare»; altri versi collegano Islām e Dīn, approssimativamente traducibile «religione»: «Oggi ho reso perfetta la vostra religione [dīn], ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l'Islàm.». Altri ancora descrivono l'Islam come «l'atto di ritorno a Dio», piuttosto che un'affermazione verbale di fede.
La parola Islam perciò non è legata a una personalità o a un gruppo etnico, bensì all'idea centrale del suo credo religioso.
Nel hadith di Gabriele (ḥadīth Jibrīl) l'Islàm è presentato come parte di una triade composta da imān («fede») e iḥsān («eccellenza»), dove la definizione teologica dell'Islam sarebbe il Tawḥīd, quella storica l'affermazione di fede nella missione profetica di Maometto, quella dottrinale nel rispetto dei Cinque Pilastri.
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L'Islam è una religione monoteista manifestatasi per la prima volta nella Penisola araba (.622 dc) , nella cittadina higiazena de La Mecca, nel VII secolo dell'era cristiana ad opera di Maometto (Arabo محمد Muḥammad), considerato dai musulmani l'ultimo profeta inviato da Dio (Arabo الله Allāh) al mondo intero per ribadire definitivamente la Rivelazione, annunciata per la prima volta ad Adamo (آدم Ādam), il primo uomo.
Con circa 1,6 miliardi di fedeli, ossia il 23% della popolazione mondiale, l'Islam è la seconda religione del mondo per consistenza numerica e vanta un tasso di crescita particolarmente significativo.
Il nome di Allāh in lingua araba
Il 13% dei musulmani vive in Indonesia, che è anche il paese musulmano più popoloso, il 25% nell'Asia meridionale, il 20% in Vicino e Medio Oriente e il 15% nell'Africa subsahariana. Minoranze considerevoli si trovano anche in Europa, Cina, Russia e Americhe.
Islàm (con accento sull'ultima sillaba, Arabo إسلام Islām) è un sostantivo verbale traducibile con «sottomissione, abbandono, consegna totale [di sé a Dio]» che deriva dalla radice aslama, congiunzione causale di salima («essere o porsi in uno stato di sicurezza»), ed è collegato a salām («pace»).
Nel linguaggio religioso, il concetto è traducibile con la parafrasi: «entrare in uno stato di pace e sicurezza con Dio attraverso la sottomissione e la resa a Lui». Nel Corano talvolta assume la caratteristica di una qualità interiore del fedele: «Allah apre il cuore all'Islàm a coloro che vuole guidare»; altri versi collegano Islām e Dīn, approssimativamente traducibile «religione»: «Oggi ho reso perfetta la vostra religione [dīn], ho completato per voi la Mia grazia e Mi è piaciuto darvi per religione l'Islàm.». Altri ancora descrivono l'Islam come «l'atto di ritorno a Dio», piuttosto che un'affermazione verbale di fede.
La parola Islam perciò non è legata a una personalità o a un gruppo etnico, bensì all'idea centrale del suo credo religioso.
Nel hadith di Gabriele (ḥadīth Jibrīl) l'Islàm è presentato come parte di una triade composta da imān («fede») e iḥsān («eccellenza»), dove la definizione teologica dell'Islam sarebbe il Tawḥīd, quella storica l'affermazione di fede nella missione profetica di Maometto, quella dottrinale nel rispetto dei Cinque Pilastri.
I pilastri dell'Islam
Gli arkān al-Islām ("Pilastri dell'Islam") sono i cinque doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. Essi sono:
la shahāda, o "testimonianza" di fede (Arabo ﺷﻬﺎﺩة:
Ašhadu an lā ilāha illā Allāh - wa ašhadu anna Muḥammadan Rasūl Allāh
"Testimonio che non c'è divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muḥammad è il Suo Messaggero".
Per essere valida, la shahāda deve essere recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti. Essa è sufficiente, da sola, a sancire l'adesione all'Islam di chi la pronuncia.
la ṣalāt (Arabo صلاة), preghiera canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (awqāt) che sono scanditi dal richiamo (Arabo أَذَان, adhān: dei muezzin (Arabo مؤذن, muʾadhdhin), che operano nelle moschee (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti);
la zakāt (Arabo زكاة), versamento in denaro - obbligatorio per ogni musulmano che possa permetterselo - che rende lecita la propria ricchezza; da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi. Nella quasi totale assenza ormai dello Stato tradizionale percettore - che era dotato di appositi funzionari (ʿummāl, pl. di ʿāmil) con ampi poteri cogenti - la zakāt è oggi prevalentemente autogestita dal pio musulmano, anche se esistono organizzazioni che forniscono aiuto ai fedeli per raccogliere fondi da destinare a opere di carità, per la cui realizzazione la giurisprudenza islamica ha previsto da sempre l'utilizzo delle somme raccolte tramite questa pratica canonica. La somma da versare, a cadenza annuale, viene calcolata sulla base di un imponibile del 2.5% sul capitale finanziario del fedele, e vale anche per le aziende. L'OCHA ha calcolato che i volumi annuali di tali versamenti siano, come minimo, superiori anche di quindici volte ai valori totali delle donazioni a livello mondiale;
Ṣawm ramaḍān (Arabo صوم رمضان), ovvero digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di Ramadan per chi sia in grado di sostenerlo senza sensibili inconvenienti di salute;
Ḥajj (Arabo حج), pellegrinaggio canonico a Mecca e dintorni, nel mese lunare di Dhū l-ḥijja, per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
In ambienti come quelli sciita, kharigita e sunnita-hanbalita si aggiunge un sesto pilastro: il jihād (Arabo ﺟﻬﺎﺩ),[21] ma se nella sua accezione di "jihād maggiore" (akbar, dice la giurisprudenza), teso cioè a combattere gli aspetti più deteriori dell'animo umano, esso è accettato da ogni scuola di pensiero sunnita come un potenziale sesto pilastro, la sua accezione di "impegno sacro armato" è talmente densa di condizioni e limitazioni da non consentire che il "jihād minore" (jihād aṣghar) sia accettato sic et simpliciter dal madhhab hanafita, malikita e sciafeita come sesto degli arkān al-Islām.
Tratto da Wikipedia
Gli arkān al-Islām ("Pilastri dell'Islam") sono i cinque doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. Essi sono:
la shahāda, o "testimonianza" di fede (Arabo ﺷﻬﺎﺩة:
Ašhadu an lā ilāha illā Allāh - wa ašhadu anna Muḥammadan Rasūl Allāh
"Testimonio che non c'è divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muḥammad è il Suo Messaggero".
Per essere valida, la shahāda deve essere recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti. Essa è sufficiente, da sola, a sancire l'adesione all'Islam di chi la pronuncia.
la ṣalāt (Arabo صلاة), preghiera canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (awqāt) che sono scanditi dal richiamo (Arabo أَذَان, adhān: dei muezzin (Arabo مؤذن, muʾadhdhin), che operano nelle moschee (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti);
la zakāt (Arabo زكاة), versamento in denaro - obbligatorio per ogni musulmano che possa permetterselo - che rende lecita la propria ricchezza; da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi. Nella quasi totale assenza ormai dello Stato tradizionale percettore - che era dotato di appositi funzionari (ʿummāl, pl. di ʿāmil) con ampi poteri cogenti - la zakāt è oggi prevalentemente autogestita dal pio musulmano, anche se esistono organizzazioni che forniscono aiuto ai fedeli per raccogliere fondi da destinare a opere di carità, per la cui realizzazione la giurisprudenza islamica ha previsto da sempre l'utilizzo delle somme raccolte tramite questa pratica canonica. La somma da versare, a cadenza annuale, viene calcolata sulla base di un imponibile del 2.5% sul capitale finanziario del fedele, e vale anche per le aziende. L'OCHA ha calcolato che i volumi annuali di tali versamenti siano, come minimo, superiori anche di quindici volte ai valori totali delle donazioni a livello mondiale;
Ṣawm ramaḍān (Arabo صوم رمضان), ovvero digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di Ramadan per chi sia in grado di sostenerlo senza sensibili inconvenienti di salute;
Ḥajj (Arabo حج), pellegrinaggio canonico a Mecca e dintorni, nel mese lunare di Dhū l-ḥijja, per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
In ambienti come quelli sciita, kharigita e sunnita-hanbalita si aggiunge un sesto pilastro: il jihād (Arabo ﺟﻬﺎﺩ),[21] ma se nella sua accezione di "jihād maggiore" (akbar, dice la giurisprudenza), teso cioè a combattere gli aspetti più deteriori dell'animo umano, esso è accettato da ogni scuola di pensiero sunnita come un potenziale sesto pilastro, la sua accezione di "impegno sacro armato" è talmente densa di condizioni e limitazioni da non consentire che il "jihād minore" (jihād aṣghar) sia accettato sic et simpliciter dal madhhab hanafita, malikita e sciafeita come sesto degli arkān al-Islām.
Tratto da Wikipedia
Ecumenismo islamico
L'Islam è considerato dai suoi fedeli come l'insieme delle rivelazioni elargite da Allah all'umanità fin dall'epoca del suo primo profeta, Adamo. Dal punto di vista dei musulmani, l'Islam non deve quindi essere considerata come l'ultima Rivelazione in ordine di tempo rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo), ma come l'ennesima riproposizione della volontà divina all'umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni (taḥrīf) intervenute come effetto del fluire del tempo e dell'azione (talora maliziosa) degli uomini. Torah (Tōrāh), Salmi, Avesta e Vangelo (Injīl), cui si aggiungeranno in seguito anche i Veda dell'Induismo, sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.
Per questo motivo è corretto definire Maometto "Sigillo dei profeti" (khaṭam al-nabiyyīn) ed è un principio fondamentale per la fede islamica credere che con la sua morte sia terminato per sempre il ciclo profetico, tanto che viene accusato di massima empietà (kufra), e di fatto posto al di fuori dell'Islam, chiunque lo dichiari riaperto. Nell'Islam non vengono pertanto disconosciuti l'Antico e il Nuovo Testamento, della cui origine celeste non si discute, riconoscendo per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da Adamo a Noè, da Abramo a Mosè), come pure quello di Gesù. Secondo i musulmani, il Corano è però l'unica e non più modificata affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al Giorno del giudizio.
Tratto da Wikipedia
Per approfondimenti: http://www.ucoii.org/
L'Islam è considerato dai suoi fedeli come l'insieme delle rivelazioni elargite da Allah all'umanità fin dall'epoca del suo primo profeta, Adamo. Dal punto di vista dei musulmani, l'Islam non deve quindi essere considerata come l'ultima Rivelazione in ordine di tempo rispetto alle altre due grandi fedi monoteistiche (Ebraismo e Cristianesimo), ma come l'ennesima riproposizione della volontà divina all'umanità, resa necessaria dalle continue distorsioni (taḥrīf) intervenute come effetto del fluire del tempo e dell'azione (talora maliziosa) degli uomini. Torah (Tōrāh), Salmi, Avesta e Vangelo (Injīl), cui si aggiungeranno in seguito anche i Veda dell'Induismo, sono perciò considerati testi che, in origine, non contenevano rivelazioni diverse da quella coranica.
Per questo motivo è corretto definire Maometto "Sigillo dei profeti" (khaṭam al-nabiyyīn) ed è un principio fondamentale per la fede islamica credere che con la sua morte sia terminato per sempre il ciclo profetico, tanto che viene accusato di massima empietà (kufra), e di fatto posto al di fuori dell'Islam, chiunque lo dichiari riaperto. Nell'Islam non vengono pertanto disconosciuti l'Antico e il Nuovo Testamento, della cui origine celeste non si discute, riconoscendo per logica conseguenza il carisma dei profeti vetero-testamentari (da Adamo a Noè, da Abramo a Mosè), come pure quello di Gesù. Secondo i musulmani, il Corano è però l'unica e non più modificata affermazione della volontà divina, destinata a perdurare inalterata fino al Giorno del giudizio.
Tratto da Wikipedia
Per approfondimenti: http://www.ucoii.org/
Cosa significa Islam ? (Tratto dal sito: corano.it)
letteralmente "sottomissione ad Allàh", la risposta a questa domanda si trova nelle parole del Corano. Infatti nel Corano si trovano gli insegnamenti di Dio.
D'ora in avanti chiameremo Dio con il nome coranico di Allàh.
Allàh insegna nel Corano:
"In verità, la religione presso Allàh è l' Islàm"
In un altro passo del Corano Allàh ammonisce
"E chi preferisce una religione diversa dall' Islàm, non se la vedrà accolta e nella vita futura egli sarà nel numero dei perdenti"
Quindi, poiché Allàh è Verità, solamente l'Islàm , tra le diverse religioni praticate dagli uomini, è la vera religione divina.
Nel Corano Allàh ordina:
"Obbedite ad Allàh ed ubbidite all'Apostolo e a coloro che di voi detengono l'autorità islamica."
Nel Corano Allàh avverte:
"Chi ubbidisce all'Apostolo, obbedisce ad Allàh"
"C'è per voi nell'Apostolo un modello esemplare."
Con queste parole Allàh sottolinea una importantissima verità: gli insegnamenti, i precetti e gli esempi di vita dell'Apostolo (il Profeta Muhammad - pbsl) hanno valore di regola di condotta .
L'Islàm è il Codice di vita, che si fonda sul Corano e sulla Sunna del Profeta.
La parola Sunna significa "pratica di vita" e nella pratica di vita del Profeta ci sono esempi da imitare e modelli di comportamento da mettere in atto, per chi vuole vivere l'Islàm.
Il nome di chi colui che possiede l'identità islamica è quello di muslim (musulmano).
Musulmano è, quindi, solo ed esclusivamente colui che è "sottomesso ad Allàh, ha fede nel credo islamico e pratica l'Islàm con un codice di vita che si fonda su cinque regole essenziali : i pilastri.
Commettono un grave errore tutti coloro che legano l'appartenenza all'Islàm a un'area geografica, a una nazionalità, a un passaporto, piuttosto che all'obbedienza ad Allàh, che ha il suo momento interiore nell' Imàn (il credo islamico) e il suo momento comportamentale nell' Islàm ( la pratica di vita che si fonda sul Corano e sulla Sunna).
Nel Nome di Allàh, il Compassionevole, il Misericordioso
Il Credo (Al Imàn)
Il Credo islamico si fonda su sei articoli di fede.
Il Profeta (pbsl) ha insegnato in che cosa consiste il credo islamico:
"Il Credo islamico (Imàn) consiste nel fatto che tu abbia fede in Allàh, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Apostoli, nella vita futura e che tu creda che il bene e il male provengono da un decreto divino"
L'informazione veritiera su ciascuno degli articoli di fede si trova esclusivamente nel Corano e negli ammaestramenti dottrinali del Profeta nell'esercizio del Suo magistero. Ne consegue che noi possiamo apprendere la verità su Allàh , gli Angeli, i Libri, gli Apostoli, la vita futura e i decreti divini solo ed esclusivamente dal Corano e dagli ammaestramenti dottrinali del Profeta Muhammad (pbsl) con l'esclusione di qualunque fonte.
CREDERE IN ALLAH
La fede in Allàh è il primo articolo del Credo islamico.
Dice Allàh nel Corano:
"E' Allàh stesso il Quale rende testimonianza che non c'è divinità tranne Lui."
"Egli (Allàh) conosce di loro (gli uomini) il passato ed il futuro, mentre essi non sanno di Lui se non ciò che Egli ha voluto far sapere di Sè."
"Sia lode ad Allàh il Quale non ha preso figlio e non ha condominio nella Sua regalità."
"Allàh è unico, Allàh è L'Eterno non generò ne fu generato non c'è nessuno co-eguale a Lui." "Allàh è il Creatore di tutto ciò che esiste"
Perciò l'uomo non deve rivolgere la sua adorazione ad altri che Allàh, Allàh è l'Onnipotente e Lui soltanto ha il potere di soccorrere l'uomo e di concedere le grazie che l'uomo Lo implora di fargli.
Perciò ogni richiesta di soccorso o implorazione di grazia non deve essere rivolta ad altri che a Lui !
Il profeta Muhammad (pbsl) ha detto:
"Allàh ha novantanove nomi; cento meno uno. Chi li conosce (e li mette in pratica), entrerà in Paradiso."
"Allàh è al di sopra delle vostra capacità di comprensione e perciò non fate meditazione su Allàh, ma sulla creazione di Allàh."
La qualità divina appartiene soltanto ad Allàh e, pertanto , soltanto ad Allàh è dovuta l'obbedienza dell'uomo, e l'uomo ubbidisce ad Allàh solo quando regola la sua vita in base al Codice di vita islamico, con l'esclusione di qualsiasi condotta che sia espressione dell'obbedienza a regole di vita provenienti da fonti diverse dal Corano e della Sunna.
CREDERE NEGLI ANGELI
La fede nell'esistenza degli Angeli è il secondo articolo del credo islamico.
L'esistenza degli Angeli è pura verità, anche se la loro realtà non entra nel raggio d'azione della esperienza umana, poiché di essa Allàh ci informa nel Corano. E quindi solo da Allàh e soltanto da Lui possiamo avere informazioni vere sugli Angeli.
Gli Angeli sono creature e, quindi, non possiedono la natura divina.
In quanto creature essi, come gli uomini, si trovano nella condizione di "servi di Allàh".
L'angelo-latria (cioè il culto degli Angeli) è un peccato grave. Gli Angeli sono ministri di Allàh, del Quale eseguono gli ordini con assoluta fedeltà e precisione; essendo privi per Loro natura di libero arbitrio, non hanno la possibilità di fare diversamente da come è stato loro ordinato da Allàh.
La ribellione ad Allàh è completamente estranea alla natura degli Angeli. Dice Allàh nel Corano:
"Il Ricordo (cioè il Corano) l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi (della sua lettera).
CREDERE NEI LIBRI
La fede nella provenienza divina dei libri e' il terzo articolo del credo islamico. Nel Sacro Corano, che e' l'ultima Rivelazione divina, sono indicati i nomi dei libri (le cosiddette "sacre scritture") che contenevano i testi delle rivelazioni precedenti a quella coranica. essi sono:
- SUHUF (Fogli)
- TORAH (la Legge)
- ZUBUR (i Salmi)
- INGIL (l' Evangelo)
Per quanto riguarda il testo scritto della rivelazione denominata SUHUF, c'e' da dire che ne sono state del tutto perdute le tracce documentali. Per quanto riguarda TORAH , Salmi ed evangelo c'e' da dire che ci sono dei documenti scritti , la cui lettera, però, non corrisponde a quella della rivelazione omonima, per effetto di manipolazioni, alterazioni, aggiunte e tagli subiti dai testi stessi nel corso dei secoli. Per questi motivi la fede islamica nei libri consiste nel credere soltanto alla provenienza divina di "sacre scritture" di cui ci e' giunto il nome, ma non il testo originario. Pertanto, solamente il sublime Corano e' fonte di verità religiosa e di regole di condotta di sicura provenienza divina. La certezza di ciò riposa sulla parola di Allah, gloria a Lui l' altissimo, il Quale ha garantito ai
fedeli che il testo della rivelazione coranica sarà da Lui stesso custodito nella sua letteralità, sicché non saranno possibili adulterazioni. Dice Allah, gloria a Lui l'Altissimo, nel sublime Corano: "Il Ricordo [cioè il sublime Corano] l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi [della sua lettera]."
Tra le rivelazioni pre-coraniche ed il sublime Corano c'e' una differenza sostanziale. Ciascuna rivelazione pre-coranica ha avuto per suoi destinatari gli uomini appartenenti ad un popolo stanziato su un territorio determinato in un preciso momento storico. I comandamenti contenuti in quelle rivelazioni erano obbligatori solo per i loro destinatari e per la loro discendenza.
Il sublime Corano ha per suoi destinatari tutti gli uomini della terra e per tutti i tempi successivi alla sua rivelazione. Pertanto i comandamenti del sublime Corano sono obbligatori per tutta l'umanità'.
Tratto dal sito: corano.it
Il Credo (Al Imàn)
Il Credo islamico si fonda su sei articoli di fede.
Il Profeta (pbsl) ha insegnato in che cosa consiste il credo islamico:
"Il Credo islamico (Imàn) consiste nel fatto che tu abbia fede in Allàh, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Apostoli, nella vita futura e che tu creda che il bene e il male provengono da un decreto divino"
L'informazione veritiera su ciascuno degli articoli di fede si trova esclusivamente nel Corano e negli ammaestramenti dottrinali del Profeta nell'esercizio del Suo magistero. Ne consegue che noi possiamo apprendere la verità su Allàh , gli Angeli, i Libri, gli Apostoli, la vita futura e i decreti divini solo ed esclusivamente dal Corano e dagli ammaestramenti dottrinali del Profeta Muhammad (pbsl) con l'esclusione di qualunque fonte.
CREDERE IN ALLAH
La fede in Allàh è il primo articolo del Credo islamico.
Dice Allàh nel Corano:
"E' Allàh stesso il Quale rende testimonianza che non c'è divinità tranne Lui."
"Egli (Allàh) conosce di loro (gli uomini) il passato ed il futuro, mentre essi non sanno di Lui se non ciò che Egli ha voluto far sapere di Sè."
"Sia lode ad Allàh il Quale non ha preso figlio e non ha condominio nella Sua regalità."
"Allàh è unico, Allàh è L'Eterno non generò ne fu generato non c'è nessuno co-eguale a Lui." "Allàh è il Creatore di tutto ciò che esiste"
Perciò l'uomo non deve rivolgere la sua adorazione ad altri che Allàh, Allàh è l'Onnipotente e Lui soltanto ha il potere di soccorrere l'uomo e di concedere le grazie che l'uomo Lo implora di fargli.
Perciò ogni richiesta di soccorso o implorazione di grazia non deve essere rivolta ad altri che a Lui !
Il profeta Muhammad (pbsl) ha detto:
"Allàh ha novantanove nomi; cento meno uno. Chi li conosce (e li mette in pratica), entrerà in Paradiso."
"Allàh è al di sopra delle vostra capacità di comprensione e perciò non fate meditazione su Allàh, ma sulla creazione di Allàh."
La qualità divina appartiene soltanto ad Allàh e, pertanto , soltanto ad Allàh è dovuta l'obbedienza dell'uomo, e l'uomo ubbidisce ad Allàh solo quando regola la sua vita in base al Codice di vita islamico, con l'esclusione di qualsiasi condotta che sia espressione dell'obbedienza a regole di vita provenienti da fonti diverse dal Corano e della Sunna.
CREDERE NEGLI ANGELI
La fede nell'esistenza degli Angeli è il secondo articolo del credo islamico.
L'esistenza degli Angeli è pura verità, anche se la loro realtà non entra nel raggio d'azione della esperienza umana, poiché di essa Allàh ci informa nel Corano. E quindi solo da Allàh e soltanto da Lui possiamo avere informazioni vere sugli Angeli.
Gli Angeli sono creature e, quindi, non possiedono la natura divina.
In quanto creature essi, come gli uomini, si trovano nella condizione di "servi di Allàh".
L'angelo-latria (cioè il culto degli Angeli) è un peccato grave. Gli Angeli sono ministri di Allàh, del Quale eseguono gli ordini con assoluta fedeltà e precisione; essendo privi per Loro natura di libero arbitrio, non hanno la possibilità di fare diversamente da come è stato loro ordinato da Allàh.
La ribellione ad Allàh è completamente estranea alla natura degli Angeli. Dice Allàh nel Corano:
"Il Ricordo (cioè il Corano) l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi (della sua lettera).
CREDERE NEI LIBRI
La fede nella provenienza divina dei libri e' il terzo articolo del credo islamico. Nel Sacro Corano, che e' l'ultima Rivelazione divina, sono indicati i nomi dei libri (le cosiddette "sacre scritture") che contenevano i testi delle rivelazioni precedenti a quella coranica. essi sono:
- SUHUF (Fogli)
- TORAH (la Legge)
- ZUBUR (i Salmi)
- INGIL (l' Evangelo)
Per quanto riguarda il testo scritto della rivelazione denominata SUHUF, c'e' da dire che ne sono state del tutto perdute le tracce documentali. Per quanto riguarda TORAH , Salmi ed evangelo c'e' da dire che ci sono dei documenti scritti , la cui lettera, però, non corrisponde a quella della rivelazione omonima, per effetto di manipolazioni, alterazioni, aggiunte e tagli subiti dai testi stessi nel corso dei secoli. Per questi motivi la fede islamica nei libri consiste nel credere soltanto alla provenienza divina di "sacre scritture" di cui ci e' giunto il nome, ma non il testo originario. Pertanto, solamente il sublime Corano e' fonte di verità religiosa e di regole di condotta di sicura provenienza divina. La certezza di ciò riposa sulla parola di Allah, gloria a Lui l' altissimo, il Quale ha garantito ai
fedeli che il testo della rivelazione coranica sarà da Lui stesso custodito nella sua letteralità, sicché non saranno possibili adulterazioni. Dice Allah, gloria a Lui l'Altissimo, nel sublime Corano: "Il Ricordo [cioè il sublime Corano] l'abbiamo Noi fatto scendere e certamente Noi saremo Custodi [della sua lettera]."
Tra le rivelazioni pre-coraniche ed il sublime Corano c'e' una differenza sostanziale. Ciascuna rivelazione pre-coranica ha avuto per suoi destinatari gli uomini appartenenti ad un popolo stanziato su un territorio determinato in un preciso momento storico. I comandamenti contenuti in quelle rivelazioni erano obbligatori solo per i loro destinatari e per la loro discendenza.
Il sublime Corano ha per suoi destinatari tutti gli uomini della terra e per tutti i tempi successivi alla sua rivelazione. Pertanto i comandamenti del sublime Corano sono obbligatori per tutta l'umanità'.
Tratto dal sito: corano.it