LA MOSCHEA
La Moschea
Da Wikipedia La moschea è il luogo di preghiera per i fedeli dell'Islam. La parola italiana deriva direttamente dallo spagnolo "mezquita", a sua volta originata dalla parola araba "masjid" (in arabo: مسجد) che indica il luogo in cui si compiono le sujūd, le prosternazioni che fanno parte dei movimenti obbligatori che deve compiere il fedele orante. A fianco la moschea del profeta a Medina |
Descrizione
Un tipo di masjid particolare è la masjid jāmiʿ, una moschea più ampia, che si traduce spesso come "congregazionale". In essa si auspica per l'Islam che si radunino collettivamente i fedeli al fine di adempiere insieme all'obbligo della preghiera obbligatoria (ṣalāt) del mezzogiorno (zuhr) del venerdì, o eventualmente per studiarvi materie di carattere religioso, in appositi luoghi a ciò delegati (iwan).
In quanto luogo di preghiera la moschea non ha elementi indispensabili ma solo utili al suo scopo. È infatti possibile pregare anche all'aperto, o dentro una casa qualsiasi, purché il terreno riservato alla ṣalāt sia delimitato da qualche oggetto (tappeto, stuoia, mantello, sassi) e sia il più possibile esente da sozzure. Questo perché - come d'altronde per tutti gli atti previsti dalla Legge islamica (sharīʿa) - è richiesto lo stato di purità legale (ṭahāra), ottenibile con lavacri parziali o totali del corpo, mentre il luogo della preghiera deve essere esente da evidenti sporcizie che potrebbero contaminare chi col terreno debba entrare in contatto, come appunto accade nella ṣalāt.
La moschea ha un miḥrāb (sorta di abside o nicchia che, nelle moschee più umili, può essere semplicemente disegnata su una parete o indicata da qualche oggetto nella preghiera all'aperto) che indica la direzione della Mecca (qibla) e della Kaʿba, considerata il primo santuario musulmano dedicato al culto dell'unico vero Dio (Allāh).
Pur non essenziale, una moschea può spesso avere anche un pulpito (minbar) dall'alto del quale un particolare Imām che si chiama khaṭīb, pronuncia la khuṭba, un'allocuzione cioè che non necessariamente propone l'esegesi di brani del Corano.
Perché la preghiera sia valida essa deve essere compiuta all'interno di precisi momenti (awqāt) della giornata, scanditi dall'andamento apparente del sole. Per questo uno speciale incaricato (muezzin, dall'arabo muʾādhdhin) ricorda dall'alto di una costruzione a torre (minareto, dall'arabo manār, "faro"), mediante un suo richiamo rituale salmodiato (adhān), che da quel momento in poi è obbligatorio pregare (in casa, all'aperto, in moschea). Per chi si trovi lontano dal minareto e non possa per qualsiasi motivo udire la voce del muezzìn - oggi aiutata per lo più da altoparlanti - si sciorinano talora ampi panni bianchi, ben visibili anche da lontano.
Per le necessità della purificazione, sia all'interno sia nelle immediate adiacenze della moschea è spesso presente una fontana. Importante è infine l'area della preghiera (musalla), tendenzialmente rettangolare per consentire agli oranti di ordinarsi in file e ranghi, al cui interno può essere presente un orologio che in molte occasioni è di antica fattura, utile a segnalare il tempo rimanente perché sia valida la preghiera.
Caratteristica di ogni moschea che nasca come tale è la mancanza di raffigurazioni umane o animali, in quanto osteggiate dall'Islam. Le decorazioni sono perciò tutt'al più di tipo fitoforme (legate cioè al mondo vegetale) ma, quasi sempre, sono presenti mosaici o scritte che riportano versetti del Corano tracciati con calligrafie considerate particolarmente "artistiche" che hanno dato modo all'Occidente di parlare di arabeschi.
Con ogni evidenza questo può non valere in caso di trasformazione di un precedente luogo sacro ad altri credo. In tal caso i dipinti possono sopravvivere, alla sola condizione che affreschi o dipinti non cozzino con alcuni dei principi fondamentali del credo islamico (non raffigurabilità di Dio, assenza di idoli, antropomorfi o meno, mancanza di qualsiasi riferimento trinitario).[1]
Il termine italiano
Come detto, il termine italiano proviene dallo spagnolo mezquita, che normalmente viene direttamente connesso alla parola araba masjid. In realtà va osservato che lo spagnolo non ha preso la parola direttamente dall'arabo, ma dalla lingua delle popolazioni musulmane della Penisola iberica, che in gran parte erano berbere. Infatti, il termine arabo masjid è maschile, mentre mezquita (e moschea) è femminile, proprio come il termine berbero (ta) mezgida. Questo cambiamento di genere è evidente anche in altri termini arabi relativi alla religione passati al berbero, per esempio ‘īd "festa" (berb. lâid ): in berbero lâid tameqqrant, corrisponde all'arabo al-ʿīd al-kabīr. Ciò sembra dovuto al fatto che i termini arabi si sarebbero "sovrapposti" a preesistenti parole femminili (ancora attestate in qualche dialetto), come taɣlisya "luogo di culto", dal latino ecclesia e tafaska "festa religiosa" (dal lat. Pascha).
Al-Masjid al-Ḥarām (in arabo: المسجد الحرام, "La sacra moschea") è una grande moschea nella città de La Mecca, che è anche uno dei più grandi edifici religiosi al mondo per superficie.
Di essa fanno parte la Kaʿba - il manufatto che i musulmani considerano il più sacro al mondo e verso il quale si rivolgono per la Ṣalāt (preghiera canonica) - il pozzo di Zemzem, il Maqām Ibrāhīm e le due sopraelevazioni (un tempo collinette) di Ṣafā e Marwa, che il pellegrino percorre sette volte nel sa'y durante la 'Umra.
Attualmente l'intero maṭāf, il pavimento sul quale si effettua il ṭawāf (la circumdeambulazione in senso antiorario), è interamente lastricato e fruisce di un impianto di condizionamento, utile ad evitare il suo surriscaldamento e il suo raffreddamento.
L'area sacra è nota anche come Ḥarām o Ḥarām Sharīf.
Includendo anche gli spazi di preghiera esterni, l'attuale struttura comprende un'area di 356.800 m² e può ospitare fino a 820.000 fedeli durante il Hajj.
La moschea del Profeta a Medina.
La moschea del Profeta (in arabo: المسجد النبوي, al-Masjid al-Nabawi) [mæsʤıd ænːæbæwiː] di Medina, Arabia Saudita, è la seconda moschea più sacra per l'Islam. Essa sorge sul luogo in cui, fin dal 622 (anno dell'Egira) Maometto fece edificare un locale destinato alla preghiera, attiguo alla sua stessa abitazione che gli fu costruita non appena giunto a Medina (allora Yathrib).
Origine
Morto il loro Profeta, i musulmani seppellirono Maometto all'interno della stanza di sua moglie ʿĀʾisha (tra le cui braccia egli era deceduto) e il fatto che accanto alla sua sepoltura fossero più tardi inumati il primo Califfo Abū Bakr e il secondo comandante dei credenti, ʿUmar b. al-Khaṭṭāb rese il sito talmente sacro da indurre presto a lavori di ampliamento e di abbellimento l'attigua moschea. L'elemento architettonico più importante della moschea del Profeta è la Cupola Verde che sovrasta il centro della moschea e le sottostanti tombe di Maometto e dei suoi primi due successori. Non si sa indicare con certezza la data della sua edificazione ma manoscritti dei primi del XII secolo parlano e descrivono con precisione la cupola, che è nota come cupola del Profeta o cupola Verde.
La costruzione originale era invece senza tetto mentre per il minbar sappiamo che fu usato il legno del bosco di tamerici della vicina località di Ghāba La pianta d'origine della struttura (30×35 m all'incirca), con la sua musalla (oratorio) rettangolare, servì comunque come riferimento per le successive moschee. Fu usato legno di palma, mentre i muri erano di fango. Ad essa si accedeva attraverso tre porte: la porta della Misericordia (Bāb al-Raḥma) a sud, la porta di Gabriele (Bāb Jibrīl) a ovest e la porta delle Donne (Bāb al-Nisāʾ) a est.
La moschea servì anche alla comunità come luogo di convegno per discutere delle più rilevanti questioni e come luogo d'insegnamento ed era presente un piano leggermente rialzato che serviva alla gente che si accostava allo studio del Corano.
Storia
All'interno della moschea, verso sud, Muhammad creò una zona ombreggiata, chiamata ṣuffa, allineata verso la qibla per poter assolvere l'obbligo della preghiera obbligatoria, dal momento che fino a una certa data l'orientamento era verso Gerusalemme e, quindi, verso nord. Quando la qibla fu cambiata verso la Kaʿba di Mecca, la moschea fu opportunamente riorientata verso sud. Già sette anni dopo la morte di Maometto, la moschea dovette essere raddoppiata per accogliere l'accresciuto numero di nuovi fedeli musulmani.
I successivi governanti continuarono nei secoli l'opera di ampliamento e di abbellimento della moschea. Nel 707, il Califfo omayyade al-Walīd ibn ʿAbd al-Malik (705-715) sostituì la struttura originaria, edificata con materiale assai povero e facilmente deperibile, con una nuova struttura, che incorporò la tomba di Maometto e dei due primi califfi. La moschea era allora di 84×100 metri, con pietre di fondamento e un tetto ligneo sostenuto da colonne di pietra. I muri della moschea furono decorati da mosaici messi in opera da maestranze copte e greche, e simili a quelli che si possono liberamente ammirare nella coeva moschea degli Omayyadi di Damasco (costruita dallo stesso al-Walīd I) e nella moschea della Roccia di Gerusalemme (costruita da ʿAbd al-Malik ibn Marwān).
Il cortile antistante la muṣalla era circondato sui quattro lati da logge, con quattro minareti agli angoli. Un mihrab sovrastato da una piccola cupola, fu edificato nel muro della qibla.
Il califfo abbaside al-Mahdī (775-785) sostituì la sezione settentrionale della moschea di al-Walīd I tra il 778 e il 781 per consentire un ulteriore ampliamento. Aggiunse anche 20 porte d'accesso alla moschea: otto per la parte orientale e occidentale e 4 per il muro rivolto a settentrione.
Durante il regno del sultano mamelucco Qalāwūn, una cupola fu eretta al di sopra della tomba del Profeta e una fontana per abluzioni fu costruita al di fuori della Bāb al-Salām. Il sultano al-Nasir Muhammad ricostruì il quarto minareto che era andato distrutto qualche tempo prima. Dopo che un fulmine aveva danneggiato gran parte della moschea nel 1481, il sultano Qaytbay riedificò i muri orientale, occidentale e quello della qibla.
I sultani ottomani che ebbero il controllo di Medina dal 1517 (anno della loro vittoria sui mamelucchi) fino al termine della prima guerra mondiale, fecero la loro parte. Il sultano Solimano il Magnifico (1520-1566) ricostruì i muri occidentale e orientale della moschea ed edificò il minareto di NE, che sarà conosciuto da allora col nome di al-Sulaymāniyya. Aggiunse un nuovo mihrāb (al-Ahnāf) vicino al mihrāb del Profeta (al-Shāfiʿiyya) e collocò una nuova cupola coperta di lastre di piombo, dipinta di verde, al di sopra dell'abitazione e della tomba di Maometto.
Durante il regno del sultano ottomano Abdul Mejid I (1839-1861), la moschea fu interamente ristrutturata, con la sola eccezione della tomba di Maometto, dei tre mihrāb, del minbar e del minareto al-Sulaymāniyya. L'area sacra fu allargata per includervi la zona per le abluzioni a nord. La sala di preghiera (musalla) a sud fu raddoppiata in larghezza e fu coperta da numerose cupolette d'identica misura, salvo per le cupole che coprivano la superficie del mihrāb, la Bāb al-Salām e la tomba di Maometto. Le cupole furono decorate con versetti del Corano e con versi della notissima poesia della Qaṣīdat al-Burda (Poema del Mantello), del poeta arabo del XIII secolo al-Busiri. Il muro della qibla fu coperto con tessere vitree che riproducevano con eleganti stili calligrafici versetti coranici. I pavimenti della musalla e i cortili furono pavimentati col marmo e pietre rosse, mentre un quinto minareto (al-Majīdiyya), fu eretto a ovest del recinto sacro.
Dopo la creazione del regno dell'Arabia Saudita nel 1932, la moschea del Profeta subì massicci (e talora criticati) rifacimenti. Nel 1951 re ʿAbd al-ʿAzīz (1932-1953) ordinò di demolire ciò che circondava la moschea per fare spazio a nuovi settori a est e a ovest della muṣalla, facendo erigere colonne in cemento armato con archi a sesto acuto. Le colonne più antiche furono rinforzate con calcestruzzo e furono fortificate con anelli di rame. I minareti al-Sulaymāniyya e al-Majīdiyya furono sostituiti da due minareti in stile mamelucco. Due ulteriori minareti furono eretti a NE e a NO della moschea. Una biblioteca fu costruita lungo il muro occidentale per ospitare corani storici e altri testi di interesse religioso.
Nel 1973 il re saudita Faysal b. ʿAbd al-ʿAzīz ordinò la costruzione di ripari temporanei per alloggiare a occidente della moschea il crescente numero di operai e artigiani. La vecchia moschea fu circondata da nuove aree idonee alla preghiera, quintuplicando complessivamente gli spazi precedentemente esistenti.
Le ultime modifiche hanno avuto luogo durante il regno di re Fahd e hanno notevolmente incrementato l'ampiezza della moschea, consentendo l'afflusso di un gran numero di devoti e pellegrini, consentendo loro comodità moderne come l'aria condizionata. Fahd fece anche installare 27 cupolette mobili sul tetto della moschea del Profeta.
Descrizione
A sinistra la porta con la stanza di Maometto e ʿĀʾisha, a destra ʿUmar e Abū Bakr. Il sepolcro si trova all'interno della Moschea del Profeta di Medina.
Come oggi si mostra, la moschea del Profeta ha una pianta rettangolare su due piani, con la muṣalla ottomana che si allunga verso sud. La sala principale di preghiera occupa l'intero primo piano. Il perimetro della moschea è 100 volte maggiore della prima moschea fatta costruire da Maometto e può accogliere oltre mezzo milione di devoti.
La moschea del Profeta ha un piano sovrastato da 24 cupolette dalla base quadrata. Aperture sono praticate alla base di ogni cupola, illuminata al suo interno. Il piano è usato per la preghiera durante i periodi di maggiore affluenza (il mese di Dhu l-Hijja), allorché le 24 cupolette scivolano sui loro binari per ombreggiare le sottostanti aree, fornendo fonti di luce per la sala per la preghiera. In queste occasioni, il cortile della moschea ottomana è anche ombreggiato con appositi tendaggi che sono collegati alle colonne, lasciando del tutto sgombero il sottostante pavimento. Al piano si accede tramite scale e ascensori. L'area pavimentata attorno alla moschea è parimenti usata per la preghiera ed è equipaggiata anch'essa da tendaggi che forniscono all'occorrenza l'ombra.
La facciata settentrionale ha tre ampi portici di dimensioni identiche, mentre la facciata orientale, occidentale e meridionale ne hanno due. I muri ospitano una serie di finestrature sovrastate da archi a sesto acuto, con conci rastremati bianchi e neri. Vi sono sei minareti perimetrali annessi alla nuova estensione della moschea, e quattro altri che fanno parte della struttura di età ottomana. Tutti hanno un'altezza superiore ai 100 metri, con un massimo di 105 metri. La moschea è decorata generosamente con marmi e pietre policromi. Le colonne sono di marmo bianco con capitelli d'ottone che sostengono sottili archi a sesto acuto, per i quali sono stati utilizzati marmi e pietre di color nero e bianco. La base delle colonne ha una griglia di ventilazione che consente di regolare la temperatura all'interno della sala di preghiera.
Questa rilucente moschea del Profeta ingloba l'antica al suo interno. Le due sezioni possono essere agevolmente distinte: la più antica ha molte decorazioni colorate e numerosi piccoli pilastri; la nuova sezione è invece in marmo bianco scintillante ed è completamente climatizzata.
Al-Rawda al-Nabawiyya
Il cuore degli ambienti che costituiscono la moschea è costituito dalla specialissima piccola area chiamata al-Rawda al-Nabawiyya (Il giardino del Profeta), che si estende dalla tomba di Maometto al suo minbar. I pellegrini che accedono alla Moschea con quella che è chiamata ziyāra (visita) - che il pensiero wahhabita, ufficiale nel regno saudita, non apprezza a causa del timore che una venerazione eccessiva per un uomo possa indebolire quella dovuta ad Allah) tendono a pregare nella al-Rawda, dal momento che una tradizione (che non ha alcuna ufficialità) afferma che le suppliche elevate a Dio da quel luogo non rimarranno inascoltate. Entrare nella al-Rawda non è sempre possibile (specialmente nel mese del Hajj), anche a causa della limitatezza di spazio che consente l'ingresso a pochissime centinaia di devoti.
L'al-Rawda ha due piccoli accessi, presidiati da ufficiali della speciale polizia saudita che sovrintende regolarmente a tutti i riti religiosi a causa della appassionata devozione dei pellegrini che potrebbe facilmente tracimare in forme di eccessivo e rischioso eccitamento religioso. L'attuale pulpito marmoreo è stato costruito in età ottomana. L'al-Rawda al-Nabawiyya viene considerato diffusamente come una parte del Janna (paradiso).
Ampliamento saudita della Moschea
La moschea originale non era molto grande, mentre oggi ha dimensioni davvero ragguardevoli. Dal 1925, dopo che Medina si arrese ai sauditi, la moschea è stata gradualmente ingrandita fino al 1955, quando furono avviati lavori estensivi e notevolmente innovatori. Le ultime modifiche sono state realizzate all'epoca di re Fahd e hanno consentito alla moschea di diventare un manufatto di particolare imponenza.
La moschea è sita in quello che tradizionalmente è sempre stato il centro della città di Medina, ed è ora attorniata da alberghi e centri di attività commerciale.
Un tipo di masjid particolare è la masjid jāmiʿ, una moschea più ampia, che si traduce spesso come "congregazionale". In essa si auspica per l'Islam che si radunino collettivamente i fedeli al fine di adempiere insieme all'obbligo della preghiera obbligatoria (ṣalāt) del mezzogiorno (zuhr) del venerdì, o eventualmente per studiarvi materie di carattere religioso, in appositi luoghi a ciò delegati (iwan).
In quanto luogo di preghiera la moschea non ha elementi indispensabili ma solo utili al suo scopo. È infatti possibile pregare anche all'aperto, o dentro una casa qualsiasi, purché il terreno riservato alla ṣalāt sia delimitato da qualche oggetto (tappeto, stuoia, mantello, sassi) e sia il più possibile esente da sozzure. Questo perché - come d'altronde per tutti gli atti previsti dalla Legge islamica (sharīʿa) - è richiesto lo stato di purità legale (ṭahāra), ottenibile con lavacri parziali o totali del corpo, mentre il luogo della preghiera deve essere esente da evidenti sporcizie che potrebbero contaminare chi col terreno debba entrare in contatto, come appunto accade nella ṣalāt.
La moschea ha un miḥrāb (sorta di abside o nicchia che, nelle moschee più umili, può essere semplicemente disegnata su una parete o indicata da qualche oggetto nella preghiera all'aperto) che indica la direzione della Mecca (qibla) e della Kaʿba, considerata il primo santuario musulmano dedicato al culto dell'unico vero Dio (Allāh).
Pur non essenziale, una moschea può spesso avere anche un pulpito (minbar) dall'alto del quale un particolare Imām che si chiama khaṭīb, pronuncia la khuṭba, un'allocuzione cioè che non necessariamente propone l'esegesi di brani del Corano.
Perché la preghiera sia valida essa deve essere compiuta all'interno di precisi momenti (awqāt) della giornata, scanditi dall'andamento apparente del sole. Per questo uno speciale incaricato (muezzin, dall'arabo muʾādhdhin) ricorda dall'alto di una costruzione a torre (minareto, dall'arabo manār, "faro"), mediante un suo richiamo rituale salmodiato (adhān), che da quel momento in poi è obbligatorio pregare (in casa, all'aperto, in moschea). Per chi si trovi lontano dal minareto e non possa per qualsiasi motivo udire la voce del muezzìn - oggi aiutata per lo più da altoparlanti - si sciorinano talora ampi panni bianchi, ben visibili anche da lontano.
Per le necessità della purificazione, sia all'interno sia nelle immediate adiacenze della moschea è spesso presente una fontana. Importante è infine l'area della preghiera (musalla), tendenzialmente rettangolare per consentire agli oranti di ordinarsi in file e ranghi, al cui interno può essere presente un orologio che in molte occasioni è di antica fattura, utile a segnalare il tempo rimanente perché sia valida la preghiera.
Caratteristica di ogni moschea che nasca come tale è la mancanza di raffigurazioni umane o animali, in quanto osteggiate dall'Islam. Le decorazioni sono perciò tutt'al più di tipo fitoforme (legate cioè al mondo vegetale) ma, quasi sempre, sono presenti mosaici o scritte che riportano versetti del Corano tracciati con calligrafie considerate particolarmente "artistiche" che hanno dato modo all'Occidente di parlare di arabeschi.
Con ogni evidenza questo può non valere in caso di trasformazione di un precedente luogo sacro ad altri credo. In tal caso i dipinti possono sopravvivere, alla sola condizione che affreschi o dipinti non cozzino con alcuni dei principi fondamentali del credo islamico (non raffigurabilità di Dio, assenza di idoli, antropomorfi o meno, mancanza di qualsiasi riferimento trinitario).[1]
Il termine italiano
Come detto, il termine italiano proviene dallo spagnolo mezquita, che normalmente viene direttamente connesso alla parola araba masjid. In realtà va osservato che lo spagnolo non ha preso la parola direttamente dall'arabo, ma dalla lingua delle popolazioni musulmane della Penisola iberica, che in gran parte erano berbere. Infatti, il termine arabo masjid è maschile, mentre mezquita (e moschea) è femminile, proprio come il termine berbero (ta) mezgida. Questo cambiamento di genere è evidente anche in altri termini arabi relativi alla religione passati al berbero, per esempio ‘īd "festa" (berb. lâid ): in berbero lâid tameqqrant, corrisponde all'arabo al-ʿīd al-kabīr. Ciò sembra dovuto al fatto che i termini arabi si sarebbero "sovrapposti" a preesistenti parole femminili (ancora attestate in qualche dialetto), come taɣlisya "luogo di culto", dal latino ecclesia e tafaska "festa religiosa" (dal lat. Pascha).
Al-Masjid al-Ḥarām (in arabo: المسجد الحرام, "La sacra moschea") è una grande moschea nella città de La Mecca, che è anche uno dei più grandi edifici religiosi al mondo per superficie.
Di essa fanno parte la Kaʿba - il manufatto che i musulmani considerano il più sacro al mondo e verso il quale si rivolgono per la Ṣalāt (preghiera canonica) - il pozzo di Zemzem, il Maqām Ibrāhīm e le due sopraelevazioni (un tempo collinette) di Ṣafā e Marwa, che il pellegrino percorre sette volte nel sa'y durante la 'Umra.
Attualmente l'intero maṭāf, il pavimento sul quale si effettua il ṭawāf (la circumdeambulazione in senso antiorario), è interamente lastricato e fruisce di un impianto di condizionamento, utile ad evitare il suo surriscaldamento e il suo raffreddamento.
L'area sacra è nota anche come Ḥarām o Ḥarām Sharīf.
Includendo anche gli spazi di preghiera esterni, l'attuale struttura comprende un'area di 356.800 m² e può ospitare fino a 820.000 fedeli durante il Hajj.
La moschea del Profeta a Medina.
La moschea del Profeta (in arabo: المسجد النبوي, al-Masjid al-Nabawi) [mæsʤıd ænːæbæwiː] di Medina, Arabia Saudita, è la seconda moschea più sacra per l'Islam. Essa sorge sul luogo in cui, fin dal 622 (anno dell'Egira) Maometto fece edificare un locale destinato alla preghiera, attiguo alla sua stessa abitazione che gli fu costruita non appena giunto a Medina (allora Yathrib).
Origine
Morto il loro Profeta, i musulmani seppellirono Maometto all'interno della stanza di sua moglie ʿĀʾisha (tra le cui braccia egli era deceduto) e il fatto che accanto alla sua sepoltura fossero più tardi inumati il primo Califfo Abū Bakr e il secondo comandante dei credenti, ʿUmar b. al-Khaṭṭāb rese il sito talmente sacro da indurre presto a lavori di ampliamento e di abbellimento l'attigua moschea. L'elemento architettonico più importante della moschea del Profeta è la Cupola Verde che sovrasta il centro della moschea e le sottostanti tombe di Maometto e dei suoi primi due successori. Non si sa indicare con certezza la data della sua edificazione ma manoscritti dei primi del XII secolo parlano e descrivono con precisione la cupola, che è nota come cupola del Profeta o cupola Verde.
La costruzione originale era invece senza tetto mentre per il minbar sappiamo che fu usato il legno del bosco di tamerici della vicina località di Ghāba La pianta d'origine della struttura (30×35 m all'incirca), con la sua musalla (oratorio) rettangolare, servì comunque come riferimento per le successive moschee. Fu usato legno di palma, mentre i muri erano di fango. Ad essa si accedeva attraverso tre porte: la porta della Misericordia (Bāb al-Raḥma) a sud, la porta di Gabriele (Bāb Jibrīl) a ovest e la porta delle Donne (Bāb al-Nisāʾ) a est.
La moschea servì anche alla comunità come luogo di convegno per discutere delle più rilevanti questioni e come luogo d'insegnamento ed era presente un piano leggermente rialzato che serviva alla gente che si accostava allo studio del Corano.
Storia
All'interno della moschea, verso sud, Muhammad creò una zona ombreggiata, chiamata ṣuffa, allineata verso la qibla per poter assolvere l'obbligo della preghiera obbligatoria, dal momento che fino a una certa data l'orientamento era verso Gerusalemme e, quindi, verso nord. Quando la qibla fu cambiata verso la Kaʿba di Mecca, la moschea fu opportunamente riorientata verso sud. Già sette anni dopo la morte di Maometto, la moschea dovette essere raddoppiata per accogliere l'accresciuto numero di nuovi fedeli musulmani.
I successivi governanti continuarono nei secoli l'opera di ampliamento e di abbellimento della moschea. Nel 707, il Califfo omayyade al-Walīd ibn ʿAbd al-Malik (705-715) sostituì la struttura originaria, edificata con materiale assai povero e facilmente deperibile, con una nuova struttura, che incorporò la tomba di Maometto e dei due primi califfi. La moschea era allora di 84×100 metri, con pietre di fondamento e un tetto ligneo sostenuto da colonne di pietra. I muri della moschea furono decorati da mosaici messi in opera da maestranze copte e greche, e simili a quelli che si possono liberamente ammirare nella coeva moschea degli Omayyadi di Damasco (costruita dallo stesso al-Walīd I) e nella moschea della Roccia di Gerusalemme (costruita da ʿAbd al-Malik ibn Marwān).
Il cortile antistante la muṣalla era circondato sui quattro lati da logge, con quattro minareti agli angoli. Un mihrab sovrastato da una piccola cupola, fu edificato nel muro della qibla.
Il califfo abbaside al-Mahdī (775-785) sostituì la sezione settentrionale della moschea di al-Walīd I tra il 778 e il 781 per consentire un ulteriore ampliamento. Aggiunse anche 20 porte d'accesso alla moschea: otto per la parte orientale e occidentale e 4 per il muro rivolto a settentrione.
Durante il regno del sultano mamelucco Qalāwūn, una cupola fu eretta al di sopra della tomba del Profeta e una fontana per abluzioni fu costruita al di fuori della Bāb al-Salām. Il sultano al-Nasir Muhammad ricostruì il quarto minareto che era andato distrutto qualche tempo prima. Dopo che un fulmine aveva danneggiato gran parte della moschea nel 1481, il sultano Qaytbay riedificò i muri orientale, occidentale e quello della qibla.
I sultani ottomani che ebbero il controllo di Medina dal 1517 (anno della loro vittoria sui mamelucchi) fino al termine della prima guerra mondiale, fecero la loro parte. Il sultano Solimano il Magnifico (1520-1566) ricostruì i muri occidentale e orientale della moschea ed edificò il minareto di NE, che sarà conosciuto da allora col nome di al-Sulaymāniyya. Aggiunse un nuovo mihrāb (al-Ahnāf) vicino al mihrāb del Profeta (al-Shāfiʿiyya) e collocò una nuova cupola coperta di lastre di piombo, dipinta di verde, al di sopra dell'abitazione e della tomba di Maometto.
Durante il regno del sultano ottomano Abdul Mejid I (1839-1861), la moschea fu interamente ristrutturata, con la sola eccezione della tomba di Maometto, dei tre mihrāb, del minbar e del minareto al-Sulaymāniyya. L'area sacra fu allargata per includervi la zona per le abluzioni a nord. La sala di preghiera (musalla) a sud fu raddoppiata in larghezza e fu coperta da numerose cupolette d'identica misura, salvo per le cupole che coprivano la superficie del mihrāb, la Bāb al-Salām e la tomba di Maometto. Le cupole furono decorate con versetti del Corano e con versi della notissima poesia della Qaṣīdat al-Burda (Poema del Mantello), del poeta arabo del XIII secolo al-Busiri. Il muro della qibla fu coperto con tessere vitree che riproducevano con eleganti stili calligrafici versetti coranici. I pavimenti della musalla e i cortili furono pavimentati col marmo e pietre rosse, mentre un quinto minareto (al-Majīdiyya), fu eretto a ovest del recinto sacro.
Dopo la creazione del regno dell'Arabia Saudita nel 1932, la moschea del Profeta subì massicci (e talora criticati) rifacimenti. Nel 1951 re ʿAbd al-ʿAzīz (1932-1953) ordinò di demolire ciò che circondava la moschea per fare spazio a nuovi settori a est e a ovest della muṣalla, facendo erigere colonne in cemento armato con archi a sesto acuto. Le colonne più antiche furono rinforzate con calcestruzzo e furono fortificate con anelli di rame. I minareti al-Sulaymāniyya e al-Majīdiyya furono sostituiti da due minareti in stile mamelucco. Due ulteriori minareti furono eretti a NE e a NO della moschea. Una biblioteca fu costruita lungo il muro occidentale per ospitare corani storici e altri testi di interesse religioso.
Nel 1973 il re saudita Faysal b. ʿAbd al-ʿAzīz ordinò la costruzione di ripari temporanei per alloggiare a occidente della moschea il crescente numero di operai e artigiani. La vecchia moschea fu circondata da nuove aree idonee alla preghiera, quintuplicando complessivamente gli spazi precedentemente esistenti.
Le ultime modifiche hanno avuto luogo durante il regno di re Fahd e hanno notevolmente incrementato l'ampiezza della moschea, consentendo l'afflusso di un gran numero di devoti e pellegrini, consentendo loro comodità moderne come l'aria condizionata. Fahd fece anche installare 27 cupolette mobili sul tetto della moschea del Profeta.
Descrizione
A sinistra la porta con la stanza di Maometto e ʿĀʾisha, a destra ʿUmar e Abū Bakr. Il sepolcro si trova all'interno della Moschea del Profeta di Medina.
Come oggi si mostra, la moschea del Profeta ha una pianta rettangolare su due piani, con la muṣalla ottomana che si allunga verso sud. La sala principale di preghiera occupa l'intero primo piano. Il perimetro della moschea è 100 volte maggiore della prima moschea fatta costruire da Maometto e può accogliere oltre mezzo milione di devoti.
La moschea del Profeta ha un piano sovrastato da 24 cupolette dalla base quadrata. Aperture sono praticate alla base di ogni cupola, illuminata al suo interno. Il piano è usato per la preghiera durante i periodi di maggiore affluenza (il mese di Dhu l-Hijja), allorché le 24 cupolette scivolano sui loro binari per ombreggiare le sottostanti aree, fornendo fonti di luce per la sala per la preghiera. In queste occasioni, il cortile della moschea ottomana è anche ombreggiato con appositi tendaggi che sono collegati alle colonne, lasciando del tutto sgombero il sottostante pavimento. Al piano si accede tramite scale e ascensori. L'area pavimentata attorno alla moschea è parimenti usata per la preghiera ed è equipaggiata anch'essa da tendaggi che forniscono all'occorrenza l'ombra.
La facciata settentrionale ha tre ampi portici di dimensioni identiche, mentre la facciata orientale, occidentale e meridionale ne hanno due. I muri ospitano una serie di finestrature sovrastate da archi a sesto acuto, con conci rastremati bianchi e neri. Vi sono sei minareti perimetrali annessi alla nuova estensione della moschea, e quattro altri che fanno parte della struttura di età ottomana. Tutti hanno un'altezza superiore ai 100 metri, con un massimo di 105 metri. La moschea è decorata generosamente con marmi e pietre policromi. Le colonne sono di marmo bianco con capitelli d'ottone che sostengono sottili archi a sesto acuto, per i quali sono stati utilizzati marmi e pietre di color nero e bianco. La base delle colonne ha una griglia di ventilazione che consente di regolare la temperatura all'interno della sala di preghiera.
Questa rilucente moschea del Profeta ingloba l'antica al suo interno. Le due sezioni possono essere agevolmente distinte: la più antica ha molte decorazioni colorate e numerosi piccoli pilastri; la nuova sezione è invece in marmo bianco scintillante ed è completamente climatizzata.
Al-Rawda al-Nabawiyya
Il cuore degli ambienti che costituiscono la moschea è costituito dalla specialissima piccola area chiamata al-Rawda al-Nabawiyya (Il giardino del Profeta), che si estende dalla tomba di Maometto al suo minbar. I pellegrini che accedono alla Moschea con quella che è chiamata ziyāra (visita) - che il pensiero wahhabita, ufficiale nel regno saudita, non apprezza a causa del timore che una venerazione eccessiva per un uomo possa indebolire quella dovuta ad Allah) tendono a pregare nella al-Rawda, dal momento che una tradizione (che non ha alcuna ufficialità) afferma che le suppliche elevate a Dio da quel luogo non rimarranno inascoltate. Entrare nella al-Rawda non è sempre possibile (specialmente nel mese del Hajj), anche a causa della limitatezza di spazio che consente l'ingresso a pochissime centinaia di devoti.
L'al-Rawda ha due piccoli accessi, presidiati da ufficiali della speciale polizia saudita che sovrintende regolarmente a tutti i riti religiosi a causa della appassionata devozione dei pellegrini che potrebbe facilmente tracimare in forme di eccessivo e rischioso eccitamento religioso. L'attuale pulpito marmoreo è stato costruito in età ottomana. L'al-Rawda al-Nabawiyya viene considerato diffusamente come una parte del Janna (paradiso).
Ampliamento saudita della Moschea
La moschea originale non era molto grande, mentre oggi ha dimensioni davvero ragguardevoli. Dal 1925, dopo che Medina si arrese ai sauditi, la moschea è stata gradualmente ingrandita fino al 1955, quando furono avviati lavori estensivi e notevolmente innovatori. Le ultime modifiche sono state realizzate all'epoca di re Fahd e hanno consentito alla moschea di diventare un manufatto di particolare imponenza.
La moschea è sita in quello che tradizionalmente è sempre stato il centro della città di Medina, ed è ora attorniata da alberghi e centri di attività commerciale.
Video Youtube:
Mecca3D
Mecca, (National Geographic)
[HD] Kaba in 3D- Tour di Haram
Entrando nella moschea del profeta Maometto. Medina. Arabia Saudita.
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Mecca, (National Geographic)
[HD] Kaba in 3D- Tour di Haram
Entrando nella moschea del profeta Maometto. Medina. Arabia Saudita.