I RABBINI DEI PRIMI SECOLI
Hillel (Babilonia, 60 a.C. circa – Gerusalemme, 7) è stato un rabbino ebreo, primo dei tannaim, i Maestri della Mishnah, che visse a Gerusalemme al tempo di Erode il Grande.
Noto come Hillel il Vecchio e da non confondere con l'omonimo Hillel l'amorà, Maestro della Ghemarà, a lui successivo.
La vita
Appartenente alla stirpe di David da parte di madre, della tribù di Beniamino da parte di padre, lasciò Babilonia per studiare con i maestri ebrei della Terra d'Israele Shemaiah e Avtalyon, entrambi convertiti all'ebraismo. Il Talmud racconta che, quando l'ingresso alle lezioni era a pagamento, non avendo il giovane studente disponibilità di denaro, dovette una volta salire sul tetto dell'edificio dove si tenevano le lezioni, per ascoltare attraverso il camino; il suo impegno nello studio venne apprezzato dai maestri. Divenne in seguito il membro più importante delle accademie, raggiungendo i vertici dell'ebraismo palestinese, primo dei tannaim, i Maestri della Mishnah. Ebbe numerose dispute con un altro capo religioso, Shammai, per il suo atteggiamento più aperto e meno conservatore, anche nei confronti dei convertiti.
Viene ricordata la sua risposta a un aspirante alla conversione, che desiderava conoscere l'intera Torah: "Ciò che non è buono per te non lo fare al tuo prossimo. Il resto è commento. Vai e studia (la Torah)", ripreso poi da Gesù Cristo quando dice «"Amerai il prossimo tuo come te stesso". Non c'è altro comandamento più importante di questo » (Marco 12, 29-31) e richiamato dall'apostolo Paolo: «Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: "Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare" e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: "Amerai il prossimo tuo come te stesso"» (Romani, 13,8-10). A lui inoltre il Talmud attribuisce il noto detto: "Se io non sono per me, chi è per me? E, se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora, quando?".
L'influenza del suo insegnamento
Dopo la sua morte, i suoi seguaci (il Bet Hillel), tra i quali Jochanan Ben Zakkai, divennero la scuola dominante: anche nelle controversie con i seguaci di Shammai (Bet Shammai), si manteneva sempre un profondo rispetto reciproco. La Halakhah segue l'opinione dei primi.
Shammai (50 a.C. circa – 30 circa) è stato Rabbino della Mishnah, Tannà, ed Av Beit Din, vice nel Sinedrio.
È stato uno tra i più famosi maestri delle religione ebraica e fondatore di una scuola. Per vivere faceva il costruttore mentre nel campo religioso ha dato inizio alle prime discussioni di Halakhah con il suo collega Hillel, che come lui era stato studente dei Maestri della generazione precedente, Shemaya e Avtalyon. La sua attitudine era in generale più conservatrice verso l'Halakhah rispetto a Hillel.
Mentre Hillel era di indole paziente, il rigore intellettuale di Shammai non sopportava i provocatori. In un noto racconto talmudico sui due Maestri, Shammai respinse la domanda provocatrice di un importuno, che egli non considerava serio nella sua richiesta, mentre Hillel fu più conciliante e diede una risposta, semplice nella formulazione ma ricca di significati (cfr Ghiur). Benché prima l'Halakhah sia secondo l'opinione di Hillel, nell'era messianica essa è secondo quella di Shammai (cfr Yosef Karo: Shulchan Arukh), anche nel Mishneh Torah si afferma infatti che ciò avviene per i divieti ed i permessi ma non per altra Halakhah.
Diede origine ad una sua scuola di pensiero chiamata Bet Shammai, che fu protagonista di numerose discussioni talmudiche con gli omologhi interlocutori della scuola di Hillel, Bet Hillel.
Gamaliele (Gamali'èl ha-Zaqèn) è stato un rabbino ebreo del I secolo.
Si hanno ben poche notizie sulla sua vita. Si sa che apparteneva alla setta dei Farisei (da rilevare che, secondo alcuni, per "farisei" si intendono gli occupanti il Tempio di Gerusalemme), ma era molto stimato anche dalle altre correnti religiose per la sua saggezza e condotta di vita. Un giudeo prima del 200 disse di lui: "Quando morì Rabbàn Gamali'èl ha-Zaqèn scomparve l'onore della Torà e sparirono la purità e il distacco (dalla materialità)" (Mishnà, Massèkhet Sotà IX, 15, Lamed-Lulav-Morashà, Milano 2002, p. 65). (cfr Era messianica ed Hester Panim).
Cristianesimo
È citato due volte nel libro degli Atti degli Apostoli. Nel primo episodio, mentre il Sinedrio processa gli apostoli a causa della loro predicazione in nome di Gesù, Gamaliele interviene in loro favore, citando anche l'esempio del ribelle Teuda, e ne ottiene la liberazione. Non appare dal racconto che Gamaliele appoggiasse la loro dottrina; piuttosto egli credette che non costituissero un pericolo e che fosse meglio lasciarli liberi di predicarla:
« Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio! » (Atti 5, 38-39)
La seconda citazione è indiretta: Paolo di Tarso, minacciato di morte da un tumulto popolare ispirato dai capi giudei, parla in propria difesa e inizia ricordando di essere cresciuto a Gerusalemme e di essere stato allievo della scuola di Gamaliele (Atti 22, 3).
Akiva ben Joseph, semplicemente noto come Rabbi Akiva (in ebraico: רבי עקיבא; Lod (Lidda), – Tiberiade, 137), è stato un rabbino ed erudito ebreo tanna, martirizzato e ucciso dai romani.
Grande autorità della tradizione ebraica ed uno dei principali contributori all'Halakha, alla Mishnah e ai midrashim. Viene citato nel Talmud come Rosh la-Chakhamim ("Capo di tutti i Saggi"), ed è considerato come uno dei primi fondatori dell'ebraismo rabbinico. È il settimo Saggio più citato della Mishnah.
Il Martirio
Il Talmud narra che i romani, con l'intento di eliminare la pratica dell'ebraismo e gli ebrei, proibirono ai loro Maestri di insegnare la Torah. Nonostante questa proibizione, punibile con la morte, Rabbi Akiva rifiutò di ottemperare al decreto e fu imprigionato e condannato a morte.
Rabbanim suoi allievi furono: Meir, Yehudah, Yosseh, Shimon, Elazar ben Shamua, Yochannan Hasandler, Eliezer ben Yaakov
Yochanan ben Zakkai (I secolo a.C. – Jabneh, I secolo) è stato un rabbino ebreo, una delle principali figure del periodo che seguì la distruzione del Secondo Tempio (I secolo d.C.).
Yochanan Ben Zakkai, che era discepolo di Hillel, era favorevole a che Gerusalemme assediata si arrendesse ai romani, ma gli Zeloti non erano d'accordo. Perciò egli fu portato fuori dalla città dai suoi seguaci, chiuso in una bara, fingendosi morto, e portato davanti al comandante romano Vespasiano. Yochanan chiese che l'accademia rabbinica di Javneh venisse risparmiata dai romani quando essi avessero sconfitto la rivolta ebraica. Fu qui che, quando il Tempio cadde in rovina, lui e i suoi colleghi ricostruirono il giudaismo insegnando che le buone azioni avevano sostituito il potere espiatorio dei sacrifici rituali. Il nome ebraico Yochanan ben Zakkai, traslitterato in italiano è Giovanni figlio di Zaccheo. Il significato del nome Giovanni è "grazia di Yahweh" [1], mentre Zaccheo, in aramaico antico, significa il "giusto", il corrispondente dell'ebraico "zaddik" o "tzaddik" [2]. Zaccheo è un diminutivo di Zaccaria (Zekarya in ebraico). Il nome Yochanan è una contrazione di Jehochanan o Jehohanan. Yochanan talvolta si ritrova anche traslitterato in Yohanan o Ioanan [3]. Secondo il "Talmud", Yochanan ben Zakkai visse 120 anni, dal 40 a.C., fino all'80 d.C. La sua vita sarebbe suddivisa in tre improbabili periodi di 40 anni ciascuno, tra i quali solo nell'ultimo periodo avrebbe predicato. Sempre secondo il "Talmud", Yochanan aveva 6 discepoli (principali): Hanina Ben Dosa (Anania figlio di Dosa), Eliezer ben Hyrcanus (Lazzaro figlio di Ircano), Joshua ben Hananiah (Giosuè figlio di Anania[4]), Yosi (Iose, diminutivo di Giuseppe, Yosef in ebraico), Shiméon ben Nathanel (Simeone figlio di Nataniele/Natanaele) ed Eleazar ben Arakh (Eleazaro/Eleazzaro/Lazzaro figlio di Arakh). Il primo fra questi discepoli, Hanina ben Dosa, curò il figlio di Yochanan. Comunque il figlio del rabbino ("rabbì" in ebraico) Yochanan ben Zakkai morì prima del padre.
Rabbi Shimon bar Yoḥai (Aramaico: רבן שמעון בר יוחאי, Shimon figlio di Yohai, Simon figlio di Yohai o semplicemente Rashbi; in Ebraico רשב"י, da Rabbi Shimon bar Yohai). Nel Sefer haZohar viene persino chiamato anche da Rav Yossi, Grande sorgente di luce; I secolo – II secolo (33 del conteggio dell'Omer di un anno sconosciuto) fu un famoso rabbi e Chakham.
Visse all'età dei Tannaim (studiosi della Mishnah) nell'area oggi israeliana che alla sua epoca era però sotto amministrazione dell'Impero romano, dopo la distruzione del Secondo Tempio, secondo il Talmud nel 70 d.C.
Biografia
Shimon bar Yohai studiò a Yavne, vicino Bnei Brak, in una yeshiva fondata da Rabbi Akiva Ben Joseph, di cui divenne il più eminente discepolo. A lui si attribuisce tradizionalmente lo Zohar ("Lo Splendore"), il capolavoro del misticismo ebraico che sembra però essere stato effettivamente messo per iscritto solo verso il XIII secolo. Inoltre a lui sono attribuite le importanti omelie di carattere legale, chiamate Sifre e Mekhilta, rispettivamente un commentario del libro dei Numeri e del Deuteronomio e dell'Esodo.
Rabbi Shimon bar Yohai compì tutta la propria missione di Zadik nel corso della sua vita e per questo il Popolo ebraico è lieto e festeggia Lag baOmer. Anche suo figlio Rabbi Eleazar ben Shimon fu un noto studioso e Zadik.
Critica di Roma
Secondo il Talmud, Rabbi Shimeon bar Yohai criticò il governo romano e fu costretto a nascondersi con suo figlio in una grotta per tredici anni sino a quando venne eletto un nuovo Cesare ed il decreto contro i rabbini venne cancellato. Scelsero una cava nei pressi di Peki'in, dove le tradizioni indicano che presso l'imboccatura sorgeva un carrubo, dei cui frutti i due si alimentarono miracolosamente per quel lunghissimo periodo, bevendo l'acqua di una sorgente vicina. Risolte in tal modo le impellenze di cibo e bevande, anche grazie alle loro mogli che li fornivano loro di nascosto, essi si immersero nelle preghiere e nello studio della Torah, evitando il freddo, seppellendosi quasi per interno nella sabbia della caverna.
Secondo lo storico Heinrich Graetz, i sentimenti antiromani di Shimon lo portarono alla condanna comminatagli da Varna verso il 161 d.C. Egli sfuggì alla pena rifugiandosi, per l'appunto, in una caverna. Uscitone poi, il Rabbi si trasferì a Tiberiade e in altre città della Galilea.
A lui l'angelo Metatron avrebbe rivelato la fine del mondo e l'avvento del Messia.
Opere e leggende
Si guadagnò la reputazione di operatore di miracoli, e per questo sarebbe stato ufficialmente inviato a Roma, in cui la leggenda narra che avrebbe esorcizzato la figlia dell'Imperatore, posseduta da un demonio che Shimon riuscì ad obbligare ad abbandonare il corpo della giovane.
Il rabbi si occupò molto circa gli aspetti della Legge ebraica e le sue decisioni sono citate di frequente. A lui furono attribuite le importanti omelie legali chiamate Sifre e Mekhilta, e sopra ogni cosa a lui si attribuisce lo Zohar, il principale capolavoro della Qabbalah.
Il più importante resoconto degli insegnamenti di Shimon si trova nell'opera di W. Bacher, la Agada der Tannaiten, ii. pp. 70–149. Quando il Talmud attribuisce un insegnamento a Rabbi Shimon, senza specificare di quale Rabbi Shimon si tratti, vuol dire che parla di Shimon bar Yohai.
Esiste un testo della tradizione ebraica della Qabbalah secondo cui chi ha in visione il volto di Rabbi Shimon bar Yochay è certo di "aver parte" nel Mondo futuro; ciò, sebbene simile, è differente dalla visione del profeta Elia.
Anniversario
Lag Ba'omer è tradizionalmente considerata la data dell'anniversario della sua morte, anche se non tutti sono concordi.
Come altri anniversari, quello di Shimon bar Yohai è ampiamente conosciuto come un Yom Hillula, un giorno di celebrazione. Ciò si basa sul testo originale dello Shaar HaKavanot di Rabbi Moshe Chaim Luzzato, che si riferisce al giorno come allo Yom Simchato ("il giorno della felicità"), anziché allo Yom SheMet ("il giorno in cui là egli è morto"). V'è così un'abitudine ampiamente osservata di celebrare il suo anniversario a Meron, in cui Rabbi Shimon bar Yochai e suo figlio, Rabbi Elazar ben Simon sono stati inumati. Con fiaccole, musiche e festeggiamenti, lo Yom Hillula è celebrato da decine di migliaia di persone. Questa celebrazione fu una richiesta specifica fatta da Rabbi Shimon bar Yochai ai suoi studenti. È usanza nelle celebrazioni a Meron, che risalgono all'epoca di Rabbi Isaac Luria, che i bambini di tre anni diano i loro primi capelli tagliati (chiamati upshirin), mentre i loro genitori distribuiscono vino e dolci.
Yehudah HaNasi, in italiano: Giuda il Principe, (in ebraico: יהודה הנשיא ?, Yehudah HaNasi) o Judah I, noto anche come Rabbi o Rabbenu HaQadosh (in ebraico: רבנו הקדוש ?, "nostro Maestro, il Santo") (Giudea, 135 – 188 o 219), era un saggio rabbino ebreo Tanna, vissuto nel II secolo, redattore ed editore della Mishnah.
Importante leader della comunità ebraica durante il dominio della Giudea da parte dei romani, avviò una fase di normalizzazione dei rapporti con Roma, essendo egli stesso amico di imperatori (più realistica appare, tra le tante ipotesi, quella di Marco Aurelio). Di discendenza davidica da un lato del suo albero genealogico, il suo nome includeva il titolo nasi, che significa principe. Il titolo nasi veniva anche usato per i presidenti del Sinedrio. Giuda morì il 15 Kislev del 188 e.v. o 219 e.v..
Judah il Principe nacque nell'anno 135 e.v. Figlio del precedente patriarca, Simeon Shezuri (già reintegrato nella carica da Antonino Pio), fu investito del Patriarcato a sua volta attorno al 175. Secondo il Midrash, venne al mondo lo stesso giorno in cui Rabbi Akiva morì come martire. Il Talmud suggerisce che questo fu un risultato della Divina Provvidenza: Dio aveva concesso al popolo ebraico un altro leader di grande statura come successore di Rabbi Akiva. Il suo preciso luogo di nascita è sconosciuto, né è stato registrato dove suo padre, Shimon ben Gamliel II, trovò rifugio con la famiglia durante le persecuzioni dell'Imperatore Adriano. È l'unico tanna noto come "il nostro maestro santo" a causa della sua profonda pietà.
Quando l'ordine fu ristabilito in Terra di Israele (dopo la terza guerra giudaica scoppiata a seguito della ribellione di Simon Bar Kokheba), Usha in Galilea divenne la sede dell'accademia e Judah trascorse la sua gioventù lì. Suo padre gli diede presumibilmente la stessa educazione che egli stesso aveva ricevuta, compreso il greco La conoscenza del greco gli permise quindi di diventare intermediario tra autorità romane ed ebrei. Judah favorì il greco come lingua locale piuttosto che l'aramaico siriaco. Si racconta che nella casa di Judah si parlasse solo ebraico e persino le domestiche lo parlavano.
"Durante la sua carriera di rabbino, non solo il campo di giurisdizione rabbinica aumentò, ma aumentò anche il potere dell'ufficio rabbinico centrale. Al contrario dei suoi predecessori, Rabbi Judah assunse le responsabilità di funzionario comunale, nominando e deponendo i dirigenti locali e controllando la purezza famigliare degli ebrei in luoghi distanti. Similmente, fece sforzi senza precedenti per creare un sistema halakhico più popolare. In tale ottica, permise l'utilizzo di prodotti subito dopo la fine dell'anno sabbatico, l'importazione di prodotti in Terra Santa e l'acquisizione di terreni da un sikarikon. Così, mentre Judah rafforzava i suoi legami con i ricchi, ampliava anche la sua base di potere, diventando una figura più popolare."
Secondo il Talmud, Judah haNasi era molto ricco e molto venerato a Roma. Con lui la carica patriarcale assunse un ruolo fondamentale nei rapporti tra mondo ebraico e impero romano, avviando una generale pacificazione della vita degli ebrei e della Palestina sotto l'occupazione romana. Con Giuda, che nella titolatura appare il primo col suo nome, la carica del patriarca divenne ereditaria e strettamente dipendente dall'autorità imperiale (come era già iniziato ad essere sotto Antonino Pio). Lo stesso patriarca venne insignito di un ruolo politico ed economico superiore, ottenendo il potere di giudicare anche su alcune città greco-romane della Palestina.
Aveva inoltre una stretta amicizia con un "Antonino", che vari studiosi hanno identificato di volta in volta con Antonino Pio, Marco Aurelio, Lucio Vero, Settimio Severo, Caracalla e Alessandro Severo (in quest'ultimo caso non si tratterebbe del redattore della Mishnāh, ma più probabilmente di un nipote di Giuda), che avrebbe consultato Judah in merito a varie questioni terrene e spirituali. Data l'epoca in cui visse il campo andrebbe ristretto alla prima età antonina e l'imperatore identificato probabilmente con Marco Aurelio. Questi avrebbe incontrato il patriarca, che gli avrebbe assicurato la lealtà del suo popolo, durante il suo viaggio in Oriente, compiuto a seguito del tentativo di usurpazione e della successiva morte di Gaio Avidio Cassio nel 175.[1] Marco Aurelio vi si sarebbe recato in visita in quanto tra i sostenitori di Avidio Cassio si erano contanti alcuni complici giudei, secondo quanto riporta Dione Cassio. Tra i brani della tradizione talmudica che testimonierebbero dell'incontro c'è un passo rabbinico:
« Antonino domandò al nostro santo maestro: Voglio andare ad Alessandria; forse là mi apparirà un re e mi vincerà? Egli gli rispose: Non lo so. Tuttavia è scritto che l'Egitto non può produrre né un re né un principe, poiché è detto: "Non ci sarà più un principe dall'Egitto" (30, 13). »
( Mekhlita Beschallach, 6, citato in M. L. Astarita, op. cit., p. 119)
Ad altri incontri fra i due personaggi, vertenti su argomenti di filosofia stoica (di cui è ritenuto esponente Marco Aurelio) e di politica, alluderebbero altri passi del Talmud.
Il Talmud registra la tradizione che Judah haNasi venisse seppellito nella necropoli di Beit She'arim, nella bassa Galilea.
Compilatore della Mishnah
Secondo la tradizione ebraica, Dio diede al popolo ebraico sia la Legge Scritta (Torah) che la Legge Orale (ulteriori leggi e pratiche da tramandare da insegnante a discepolo) a Mosè sul Monte Sinai. Per secoli, solo la Torah rimase come testo scritto. Però, col timore che le tradizioni orali venissero dimenticate, Yehudah HaNasi intraprese la missione di compilarle in quella che poi venne conosciuta come Mishnah (che comprende 63 trattati che codificano la legge ebraica e che sono la base del Talmud), costituente un ordinamento del corpus delle tradizioni giuridiche del giudaismo, che fu riconosciuta come canone della "legge orale" e soppiantò i precedenti tentativi di sistematizzazione. Dopo Giuda ebbe inizio la letteratura rabbinica in lingua aramaica definita Gemarah, che costituisce l'esegesi e il commentario della Mishnah. Il centro rabbinico dell'insegnamento si spostò inoltre da dalla Palestina in Babilonia.
Leggende talmudiche
Varie storie vengono raccontate su Judah haNasi per illustrare i differenti aspetti del suo carattere. Una di queste inizia raccontando di un vitello che era scappato mentre lo stavano portando al macello. Secondo la storia, il vitello cercò di nascondersi sotto le vesti di Judah haNasi, urlando di terrore, ma lui spinse via l'animale, dicendo: "Vai - per questo scopo sei stato creato". Pertanto, il Cielo gli inflisse dei calcoli renali, una dolorosa flatulenza, problemi gastrici e altri malanni, dicendo: "Dato che non ha mostrato alcuna pietà, portiamogli dunque sofferenze".
La storia osserva che quando Judah si mise a pregare per aver sollievo dalle sofferenze, le preghiere furono ignorate, proprio come lui aveva ignorato le invocazioni del vitello. In seguito però, Judah impedì alla sua domestica di cacciar via con violenza dei cuccioli di donnola dalla sua casa, sulla base del fatto che: "Sta scritto: «La sua misericordia è sopra tutte le sue opere»". Per questo, il Cielo gli tolse i problemi gastrici, dicendo: "Poiché ha dimostrato compassione, cerchiamo di essere compassionevoli con lui".
Rabbi Judah haNasi disse anche: "Colui che ignora la Torah non dovrebbe mangiare carne." Questo è perché uno che è ignorante della Torah è allo stesso livello degli animali. Che diritto hanno quindi di mangiarseli come cibo? Forse la punizione che ricevette per mancanza di compassione verso il vitello lo aiutò a capire che mangiare gli animali non è una questione da trattarsi con leggerezza.
Mentre insegnava la Torah, Rabbi Judah spesso interrompeva la lezione per recitare la preghiera Shema. Si passava una mano sugli occhi mentre la diceva.
Prima di morire, Rabbeinu HaKadosh disse: "Ho bisogno dei miei figli!... Lascia che la lampada continui a bruciare al suo solito posto; lascia il tavolo al suo solito posto; lascia che il letto sia fatto al suo solito posto."
Rabbi Judah disse: "Ho imparato molto dai miei insegnanti, ancor di più dai miei colleghi, ma soprattutto dai miei studenti."
Si racconta che dopo la sua morte, Rabbeinu HaKadosh usava visitare casa sua, indossando i vestiti dello Shabbat, ogni venerdì sera al crepuscolo. Recitava il Kiddush e assolveva quindi gli altri dall'obbligo di sentire il Kiddush. Un venerdì sera si sentì bussare alla porta. "Mi dispiace", disse la cameriera, "non posso lasciarvi entrare ora perché Rabbeinu HaKadosh è nel mezzo del Kiddush". Da allora in poi Rabbeinu HaKadosh smise di venire, poiché non voleva che la sua venuta diventasse di dominio pubblico.
Rabbi Meir Baal HaNes ("il Taumaturgo"), o semplicemente Rabbi Meir (ebraico: רבי מאיר) (Israele, II secolo – ...) era un saggio ebreo, rabbino Tanna della 4ª generazione (135 - 170 e.v.).
Considerato uno dei più grandi Tannaim della quarta generazione, all'epoca della Mishnah. Secondo il Talmud, suo padre era un discendente dell'Imperatore Romano Nerone, che si era convertito all'ebraismo. Sua moglie Bruriah è una delle rare donne citate nella Gemara. Meir è il terzo Saggio più frequentemente menzionato nella Mishnah.
Nel Talmud babilonese, Trattato Ghittin p. 4a, si afferma che tutte le Mishnah anonime sono attribuite a Rabbi Meir. Tale regola fu necessaria poiché, a seguito di un futile tentativo di forzare le dimissioni del capo del Sinedrio, le opinioni di Rabbi Meir furono annotate, non a suo nome, ma con la dicitura "Altri dicono...".
"Meir" potrebbe essere stato un soprannome. Si pensa che il vero nome del rabbino sia stato Nahori o Misha. Il nome Meir, che significa "Illuminatore", gli fu dato perché illuminava gli occhi degli studiosi e degli allievi durante lo studio della Torah.
Leggenda
Il soprannome "Maestro del Miracolo" si basa sulla seguente storia: Rabbi Meir era sposato con Bruriah, la figlia di Rabbi Haninah ben Teradion, uno dei "Dieci Martiri". Il governo ordinò l'esecuzione della coppia per aver insegnato la Torah pubblicamente. La sorella di Bruriah fu mandata per punizione in un bordello. Rabbi Meir prese allora un sacchetto di monete d'oro e andò al bordello travestito da cavaliere romano. Offerse il denaro come tangente alla guardia. La guardia rispose: "Quando verrà il mio supervisore, noterà che manca e mi ucciderà". Rabbi Meir rispose: "Prendi la metà dei soldi per te e utilizzare l'altra metà per corrompere i funzionari." La guardia continuò, "E quando non ci sarà più denaro e i miei superiori verranno - allora cosa farò?" Rabbi Meir rispose:
«Esclama: Dio di Meir - rispondimi!» e sarai salvato.”
(Eloka d'Meir aneini, אלהא דמאיר ענני)
la guardia chiese “e come posso aver garanzia che ciò succederà e sarò salvato?” Rabbi Meir rispose: “Guarda - ci sono dei cani feroci laggiù, che divorano gli uomini. Andrò da loro e vedrai tu stesso cosa succede.” Rabbi Meir s'incamminò verso i cani e questi si slanciarono contro di lui per divorarlo. Meir gridò “Dio di Meir - rispondimi!” e i cani si allontanarono. La guardia si convinse e liberò la ragazza. Quando il gruppo di supervisori venne a controllare, la guardia li corruppe coi soldi. Quando i soldi finirono, arrestarono la guardia e lo condannarono a morte per impiccagione. Quando cominciarono a tirare la corda intorno al suo collo, la guardia esclamò “Dio di Meir - rispondimi!” e la corda si spezzò.
Da allora si tramandò la tradizione che un ebreo in crisi dovesse offrire della carità in memoria di Rabbi Meir. Si deve poi dire “Dio di Meir - rispondimi!" Si fondarono in seguito numerose organizzazioni caritatevoli intitolate a Rabbi Meir, che include la Rabbi Meir Baal HaNes Salant Charity creata nel 1760 da Rabbi Shmuel Salant.
Riferimenti talmudici
Nella Gemara al Trattato Eruvin del Talmud babilonese, c'è una lunga discussione sul vero nome di questo Rabbi Meir. Al 13b c'è, senza argomentazione, una semplice dichiarazione che questo Rabbi Meir è "Eleazar ben Arach", uno degli studenti di Rabbi Jochanan Ben Zakkai. Questo Eleazar ben Arach è grandemente lodato nell‘Avot di Rabbi Natan. Infatti al 2:8 dell‘ "Avot" di Rabbi Nathan, questo Eleazar ben Arach viene presentato come il più grande dei Saggi, incluso Rabbi Eliezer ha Gadol. Inoltre nella Gemara del Trattato Haggigah del Talmud babilonese [14b] questo stesso Eleazar ben Arach viene presentato come uno studente di Rabbi Jochanan Ben Zakkai che, in giovane età, aveva imparato e approfondito il significato delle rivelazioni mistiche associate con "l'Opera del Carro".
Nel libro "The Written" as the Vocation of Conceiving Jewishly, questo problema viene esaminato e si asserisce che la virtuale scomparsa di Eleazer Ben Arach dalla scena rabbinica, permise l'uso di questo nome come fosse un cognome per Rabbi Meir, col beneplacito del Rabbinato che approvò questo "nome di copertura" quale onore per questo grande studioso.
Prima discepolo di Elisha ben Abuyah e poi di Rabbi Akiva, Rabbi Meir fu uno dei Tannaim più importanti per la Mishnah. Gli insegnamenti di Akiva, citati tramite il suo discepolo Rabbi Meir, divennero la base della Mishnah. Rabbi Meir è l'autorità che viene citata anche per molti Aggadot e Halakhot tuttora studiati. Inoltre, Rabbi Meir fu un attivo partecipante nella rivolta di Bar Kokhba.
Ventiquattomila studenti di Rabbi Akiva morirono durante un'epidemia di peste. Solo cinque ne sopravvissero, tra cui Rabbi Meir. Gli altri quattro furono: Rabbi Judah bar Ilai, Rabbi Eleazar ben Shammua, Rabbi Jose ben Halafta e Rabbi Shimon bar Yochai.
Sebbene Rabbi Meir fosse morto fuori della Terra di Israele, fu in seguito trasportato a Tiberiade (la stessa città dove è sepolto il suo insegnante Rabbi Akiva) e lì sepolto in posizione verticale vicino al Kinneret. Aveva infatti richiesto di esser seppellito a Eretz Yisrael vicino alla spiaggia in modo che l'acqua lambisse la sua tomba. Visitatori del suo sepolcro tradizionalmente recitano Tehillim e una preghiera speciale. Ogni anno, migliaia di ebrei visitano la sua tomba in pellegrinaggio per ricevere benedizioni di successo e salute, specialmente durante il suo yahrtzeit (anniversario della morte), il 14 di Iyar, noto anche come Pesach Sheni ("Seconda Pesach o anche la festa della "seconda possibilità").
Estratto da varie pagine di Wikipedia