La Bibbia ebraica
Introduzione |
|

La Bibbia Ebraica (l'Antico Testamento cristiano) è una collezione di scritti la cui composizione si estende per quasi tutto il millennio che va dal 1200 a.C. al 200 a.C. circa. Poiché una lingua parlata non rimane costante per un periodo di tempo così lungo, dobbiamo considerare l'ebraico biblico come una forma del linguaggio parlato standardizzata in un tempo particolare e perpetuata in seguito come mezzo letterario fisso. Si assume generalmente che l'ebraico biblico, nella misura in cui è linguisticamente omogeneo, sia una approssimazione vicina alla lingua del periodo monarchico che ha preceduto l'esilio babilonese (587 a.C), durante il quale la maggior parte della letteratura biblica fu compilata c composta. Le scarse iscrizioni del periodo che va dal IX fino al VII secolo a.C. corroborano questa visione, ma non ci permettono di stabilire limiti più precisi. Nel periodo post-esilico l'ebraico parlato subì la forte influenza di altre lingue, specialmente l'aramaico, ma anche del persiano e, successivamente, del greco. La lingua letteraria degli scritti biblici di questo periodo rimase relativamente libera da tale influenza, che si mostra più chiaramente nelle fonti post-bibliche come l'ebraico rabbinico della Mishna e altre opere tradizionali che esulano dall'ambito di questa grammatica. È difficile se non impossibile determinare
esattamente quando l'ebraico cessò di essere una lingua parlata, ma con tutta probabilità la sua scomparsa fu concomitante alla devastazione della Giudea, avvenuta durante le rivolte giudaiche contro il dominio romano nei primi due secoli d.C.
L'ebraico è membro della vasta famiglia delle lingue semitiche, le cui principali suddivisioni sono le seguenti:
1) Semitico nord-orientale: babilonese e assiro (accadico);
2) Semitico sud-orientale: antico arabo del sud e relative lingue moderne del sud dell'Arabia e dell'Etiopia;
3) Semitico del sud-occidentale: arabo classico e il gran numero dei relativi dialetti arabi moderni;
4) Semitico del nord-occidentale: comprendente
a. l'aramaico
b. il cananeo (ugaritico, fenicio, ebraico)
La nostra conoscenza dell'ebraico biblico dipende direttamente dalla tradizione giudaica onde e, di conseguenza, dallo stato di quella tradizione durante e dopo le varie dispersioni degli israeliti dalla Palestina. Tale dipendenza sorge da una peculiare incompletezza ortografica di cui soffre il testo biblico: esso è essenzialmente senza vocali o, al più, vocálicamente ambiguo. L'attuale pronuncia della lingua è stata trasmessa oralmente
e quando gli israeliti lasciarono o furono espulsi dalla Palestina e formarono nuove comunità in Babilonia, in Egitto e in tutto il resto del mondo civilizzato, la lettura tradizionale dei testi biblici cominciò gradualmente a divergere da qualsiasi norma potesse essere esistita prima di tale dispersione. Lo stesso testo consonantico raggiunse una forma finale autorevole attorno alla fine del I secolo d.C. Questo testo fu promulgato con successo tra tutte le comunità ebraiche, così che i testi successivi a questa data non differiscono tra loro in nessun particolare importante. Prima della fissazione del testo autorevole, comunque, la situazione era alquanto differente, e il lettore dovrà fare riferimento all'Appendice E per le informazioni bibliografiche relative
ad alcune opere che lo possano introdurre ai complessi problemi delle versioni e dei testi antichi.
Le versioni a stampa moderne della Bibbia ebraica derivano da diverse fonti essenzialmente simili, che riflettono tutte l'attività grammaticale degli studiosi ebrei (o dei Masoreti tradizionalisti) a Tiberiade, i quali durante il
IX c il X sec. d.C. perfezionarono un sistema di notazione vocalica e l'aggiunsero ai testi consonantici ricevuti. Poiché il sistema vocalico di questo tipo di notazione non coincide esattamente con quello della tradizione
usata in altre località, dobbiamo riconoscere che la grammatica ebraica, così come basata sul testo masoretico vocalizzato a Tiberiade, è né più né meno autentica di quella che sarebbe derivata da altre tradizioni: quello di Tiberiade è semplicemente il testo meglio preservato e ha ricevuto il sigillo dell'autorità attraverso l'adozione universale. Una trattazione dell'attestazione frammentaria di tradizioni diverse da quella di Tiberiade esula
dalle finalità di una grammatica elementare. Il testo masoretico standard è conosciuto anche come testo di Ben Asher, a causa del nome di famiglia degli studiosi di Tiberiade ai quali si attribuisce la sua redazione finale. La Biblia Hebraica (3" edizione, Stuttgart, 1937) usata dalla maggior parte degli studenti e degli studiosi moderni è basata sulla copia di un manoscritto Ben Asher ora a Leningrado e risalente al 1008/9 d.C. Molte altre Bibbie ebraiche a stampa si basano fondamentalmente sul testo della Seconda Bibbia Rabbinica (Venezia, 1524-25); le fonti manoscritte dì quest'opera non sono state interamente identificate, ma il suo testo non differisce sostanzialmente da quello della Biblia Hebraica. Una nuova edizione della Bibbia ebraica è in corso di sviluppo in Israele; utilizzerà il Codice di Aleppo, parzialmente distrutto, che è considerato, per ragioni molto convincenti, un manoscritto autentico della famiglia Ben Asher.
Un numero limitato di varianti è indicato a margine nel testo Masoretico.
Comunemente ci si riferisce ad esse come katib-qarè, cioè una parola è scritta (katìb) nel testo consonantico ma un'altra deve essere letta (qaré), come indicato a margine.
Tratto da: Introduzione all’ebraico biblico
Di Lambdin Thomas O.
esattamente quando l'ebraico cessò di essere una lingua parlata, ma con tutta probabilità la sua scomparsa fu concomitante alla devastazione della Giudea, avvenuta durante le rivolte giudaiche contro il dominio romano nei primi due secoli d.C.
L'ebraico è membro della vasta famiglia delle lingue semitiche, le cui principali suddivisioni sono le seguenti:
1) Semitico nord-orientale: babilonese e assiro (accadico);
2) Semitico sud-orientale: antico arabo del sud e relative lingue moderne del sud dell'Arabia e dell'Etiopia;
3) Semitico del sud-occidentale: arabo classico e il gran numero dei relativi dialetti arabi moderni;
4) Semitico del nord-occidentale: comprendente
a. l'aramaico
b. il cananeo (ugaritico, fenicio, ebraico)
La nostra conoscenza dell'ebraico biblico dipende direttamente dalla tradizione giudaica onde e, di conseguenza, dallo stato di quella tradizione durante e dopo le varie dispersioni degli israeliti dalla Palestina. Tale dipendenza sorge da una peculiare incompletezza ortografica di cui soffre il testo biblico: esso è essenzialmente senza vocali o, al più, vocálicamente ambiguo. L'attuale pronuncia della lingua è stata trasmessa oralmente
e quando gli israeliti lasciarono o furono espulsi dalla Palestina e formarono nuove comunità in Babilonia, in Egitto e in tutto il resto del mondo civilizzato, la lettura tradizionale dei testi biblici cominciò gradualmente a divergere da qualsiasi norma potesse essere esistita prima di tale dispersione. Lo stesso testo consonantico raggiunse una forma finale autorevole attorno alla fine del I secolo d.C. Questo testo fu promulgato con successo tra tutte le comunità ebraiche, così che i testi successivi a questa data non differiscono tra loro in nessun particolare importante. Prima della fissazione del testo autorevole, comunque, la situazione era alquanto differente, e il lettore dovrà fare riferimento all'Appendice E per le informazioni bibliografiche relative
ad alcune opere che lo possano introdurre ai complessi problemi delle versioni e dei testi antichi.
Le versioni a stampa moderne della Bibbia ebraica derivano da diverse fonti essenzialmente simili, che riflettono tutte l'attività grammaticale degli studiosi ebrei (o dei Masoreti tradizionalisti) a Tiberiade, i quali durante il
IX c il X sec. d.C. perfezionarono un sistema di notazione vocalica e l'aggiunsero ai testi consonantici ricevuti. Poiché il sistema vocalico di questo tipo di notazione non coincide esattamente con quello della tradizione
usata in altre località, dobbiamo riconoscere che la grammatica ebraica, così come basata sul testo masoretico vocalizzato a Tiberiade, è né più né meno autentica di quella che sarebbe derivata da altre tradizioni: quello di Tiberiade è semplicemente il testo meglio preservato e ha ricevuto il sigillo dell'autorità attraverso l'adozione universale. Una trattazione dell'attestazione frammentaria di tradizioni diverse da quella di Tiberiade esula
dalle finalità di una grammatica elementare. Il testo masoretico standard è conosciuto anche come testo di Ben Asher, a causa del nome di famiglia degli studiosi di Tiberiade ai quali si attribuisce la sua redazione finale. La Biblia Hebraica (3" edizione, Stuttgart, 1937) usata dalla maggior parte degli studenti e degli studiosi moderni è basata sulla copia di un manoscritto Ben Asher ora a Leningrado e risalente al 1008/9 d.C. Molte altre Bibbie ebraiche a stampa si basano fondamentalmente sul testo della Seconda Bibbia Rabbinica (Venezia, 1524-25); le fonti manoscritte dì quest'opera non sono state interamente identificate, ma il suo testo non differisce sostanzialmente da quello della Biblia Hebraica. Una nuova edizione della Bibbia ebraica è in corso di sviluppo in Israele; utilizzerà il Codice di Aleppo, parzialmente distrutto, che è considerato, per ragioni molto convincenti, un manoscritto autentico della famiglia Ben Asher.
Un numero limitato di varianti è indicato a margine nel testo Masoretico.
Comunemente ci si riferisce ad esse come katib-qarè, cioè una parola è scritta (katìb) nel testo consonantico ma un'altra deve essere letta (qaré), come indicato a margine.
Tratto da: Introduzione all’ebraico biblico
Di Lambdin Thomas O.
TANAKH
Tanakh (תנך, TNKh raramente Tenàkh) è l'acronimo con cui si designano i testi sacri dell'ebraismo. Questi testi costituiscono, insieme ad altri libri non riconosciuti come canone dall'ebraismo, l'Antico Testamento della Bibbia cristiana, per cui spesso vengono indicati comunemente anche come Bibbia ebraica.
Secondo l'ebraismo costituisce la Torah scritta, ricevuta da Mosè, il capo dei profeti (riconosciuto anche dagli angeli Moshé Rabbenu, Mosè il nostro maestro) ed ereditata eternamente dal popolo ebraico.
Le tre lettere TNKh componenti il termine Tanakh sono le iniziali dell'espressione Torah, Nevi'im, Ketuvim , (תורה Torah, נביאים Profeti, כתובים Scritti), e corrispondono alle tre parti in cui si divide l'opera.
I TARGUMIM
Con il termine targum [leggi targùm] (pl. targumim [leggi targumìm]), ovvero traduzione in aramaico, si indica la versione in lingua aramaica della Bibbia ebraica.
Una volta liberati dall'esilio babilonese, gli Ebrei fecero ritorno in Palestina (539 a.C.). La lingua della Palestina era l'aramaico (idioma semitico scritto dai giudei con gli stessi caratteri dell'alfabeto ebraico). Il popolo ebraico abbandonò progressivamente l'ebraico a favore dell'aramaico come lingua parlata [1]. Ma la preghiera e la lettura della Bibbia dovevano comunque essere espresse in ebraico, che rimaneva la lingua sacra degli Ebrei. Il problema fu risolto, in alcune sinagoghe, con un compromesso: si leggeva un brano in ebraico seguito dalla traduzione in aramaico letta dal meturgeman. Col tempo si fece sempre più pressante l'esigenza di tradurre i testi della Bibbia in aramaico, soprattutto per uso privato.
A partire dal II secolo a.C. si svilupparono così i Targumim (plurale di Targum, vocabolo che significa semplicemente "traduzione"), ovvero le traduzioni in aramaico della Bibbia ebraica. Altro
Una volta liberati dall'esilio babilonese, gli Ebrei fecero ritorno in Palestina (539 a.C.). La lingua della Palestina era l'aramaico (idioma semitico scritto dai giudei con gli stessi caratteri dell'alfabeto ebraico). Il popolo ebraico abbandonò progressivamente l'ebraico a favore dell'aramaico come lingua parlata [1]. Ma la preghiera e la lettura della Bibbia dovevano comunque essere espresse in ebraico, che rimaneva la lingua sacra degli Ebrei. Il problema fu risolto, in alcune sinagoghe, con un compromesso: si leggeva un brano in ebraico seguito dalla traduzione in aramaico letta dal meturgeman. Col tempo si fece sempre più pressante l'esigenza di tradurre i testi della Bibbia in aramaico, soprattutto per uso privato.
A partire dal II secolo a.C. si svilupparono così i Targumim (plurale di Targum, vocabolo che significa semplicemente "traduzione"), ovvero le traduzioni in aramaico della Bibbia ebraica. Altro

la_formazione_del_canone_ebraico.pdf | |
File Size: | 39 kb |
File Type: |

_halakhah_e_haggadà_.pdf | |
File Size: | 10 kb |
File Type: |

parasha_e_haftarot.pdf | |
File Size: | 21 kb |
File Type: |