KETURAH
Isacco conduce la sposa nella tenda di Sara, la quale aveva evidentemente conservato una propria personale dimora. Egli vuole con ciò che Rebecca prenda il posto dell’amata madre. Frattanto Abramo, dopo avere pensato a fare sposare il figlio, si sposa di nuovo anch’egli, così inoltrato nell’età, con una donna di nome Keturah e genera da lei ben sei nuovi figli.
Ma chi è Keturah? Vi sono, riguardo a lei, due versioni: che ella sia davvero la terza sua donna o che sia sotto nuovo nome la ritrovata Agar, fatta uscire, con dolore di Abramo, dalla sua casa. Alla versione della terza donna si accompagna una leggenda che la vuole di stirpe giapetica, in modo che il nostro capostipite abbia conosciuto nell’amore i tre rami dell’umanità secondo l’antropologia biblica: la semita Sara, la camita Agar, la giapetica Keturà.
Tra i sostenitori dell’identificazione con Agar è stato il grande commentatore Rashì, che dà ad Agar il merito di non essersi unita ad altro uomo, dopo essere stata cacciata, e di essere tornata fedelmente con Abramo. Il nuovo nome, che Agar avrebbe preso, sarebbe connesso a ketoret, l’incenso, per il profumo di incenso che la sua virtù spandeva.
Con Keturah Abramo generò sei figli: Zimran, Jokshan, Medan, Midian, Ishbac e Shuach.
Incontreremo i discendenti di Midian nell’Esodo, con Itrò, sacerdote, suocero di Mosè, con i suoi figli Zipporah (moglie di Mosè) e Khovav, e poi nello scontro con midianiti alleati ai moabiti e nella vicenda delle donne midianite che avrebbero sedotto degli ebrei. Un gruppo di origine midianita viene identificato nei keniti, presso i quali si sarebbe formata la corrente essenica.
Abramo dà dei doni, diremmo dei legati, a questi nuovi figli, avviandoli verso oriente, mentre lascia la principale eredità e la successione patriarcale ad Isacco, il figlio tanto atteso ed avuto da Sara.
Nel primo libro delle Cronache (Divré Yamim), al versetto 32, Keturah è definita pilgheshet, ossia concubina di Abramo.
Dopo tante vicende ed aver generato otto figli, Abramo si spegne, in serena vecchiezza, e si riunisce alla sua gente. Il sepolcro è, in realtà, fino al momento della morte di Abramo, solo quello della moglie, con tanta cura acquistato e mantenuto. Isacco ed Ismaele lo seppelliscono insieme nella grotta di Macpelà, e questo incontro fraterno è invito alla concordia tra due civiltà che ad Abramo risalgono. Il fatto che non figuri accanto a loro il primogenito di Keturah è un argomento a favore dell’identificazione di costei con Agar, perché il primogenito di questo connubio è appunto Ismaele, che dà sepoltura al padre insieme con Isacco, ma si può controbattere con il fatto che la terza unione è restata marginale rispetto alle prime due e che sarebbe stato pletorico far seppellire il patriarca da tre figli.
“E lo seppellirono Isacco ed Ismaele suoi figli”
Abramo manda lontano, verso oriente, i figli avuti da Keturah per non farli interferire con la vita e gli interessi di Isacco. Giuseppe Flavio, nell’opera Antichità giudaiche, dice che i figli avuti da Keturah erano pronti alla fatica e dotati di ingegno acuto. Aggiunge che li mandò a fondare colonie. Fornisce i nomi dei loro figli e riferisce, come dicevo, la versione dello storico Alessandro Polistore, che attinse, a sua volta, da un profeta Cleodemo, detto anche Malco, autore di una storia dei giudei, in un’area culturale eclettica: eclettica nel senso che congiungeva le culture, i personaggi e gli eventi di diversi popoli, inserendo quindi la storia ebraica in un contesto mediterraneo e del Medio Oriente, trovando o immaginando connessioni. Ebbene, da Giuseppe Flavio e da questi altri autori, le cui opere si sono in gran parte perdute, apprendiamo che i discendenti di Abramo e Keturah si espansero a oriente nell’Arabia Felix e sulle coste del Mar Rosso, e ad occidente in Libia, sicché un Eofren, personaggio della seconda generazione, avrebbe dato il nome all’Africa.
Ma chi è Keturah? Vi sono, riguardo a lei, due versioni: che ella sia davvero la terza sua donna o che sia sotto nuovo nome la ritrovata Agar, fatta uscire, con dolore di Abramo, dalla sua casa. Alla versione della terza donna si accompagna una leggenda che la vuole di stirpe giapetica, in modo che il nostro capostipite abbia conosciuto nell’amore i tre rami dell’umanità secondo l’antropologia biblica: la semita Sara, la camita Agar, la giapetica Keturà.
Tra i sostenitori dell’identificazione con Agar è stato il grande commentatore Rashì, che dà ad Agar il merito di non essersi unita ad altro uomo, dopo essere stata cacciata, e di essere tornata fedelmente con Abramo. Il nuovo nome, che Agar avrebbe preso, sarebbe connesso a ketoret, l’incenso, per il profumo di incenso che la sua virtù spandeva.
Con Keturah Abramo generò sei figli: Zimran, Jokshan, Medan, Midian, Ishbac e Shuach.
Incontreremo i discendenti di Midian nell’Esodo, con Itrò, sacerdote, suocero di Mosè, con i suoi figli Zipporah (moglie di Mosè) e Khovav, e poi nello scontro con midianiti alleati ai moabiti e nella vicenda delle donne midianite che avrebbero sedotto degli ebrei. Un gruppo di origine midianita viene identificato nei keniti, presso i quali si sarebbe formata la corrente essenica.
Abramo dà dei doni, diremmo dei legati, a questi nuovi figli, avviandoli verso oriente, mentre lascia la principale eredità e la successione patriarcale ad Isacco, il figlio tanto atteso ed avuto da Sara.
Nel primo libro delle Cronache (Divré Yamim), al versetto 32, Keturah è definita pilgheshet, ossia concubina di Abramo.
Dopo tante vicende ed aver generato otto figli, Abramo si spegne, in serena vecchiezza, e si riunisce alla sua gente. Il sepolcro è, in realtà, fino al momento della morte di Abramo, solo quello della moglie, con tanta cura acquistato e mantenuto. Isacco ed Ismaele lo seppelliscono insieme nella grotta di Macpelà, e questo incontro fraterno è invito alla concordia tra due civiltà che ad Abramo risalgono. Il fatto che non figuri accanto a loro il primogenito di Keturah è un argomento a favore dell’identificazione di costei con Agar, perché il primogenito di questo connubio è appunto Ismaele, che dà sepoltura al padre insieme con Isacco, ma si può controbattere con il fatto che la terza unione è restata marginale rispetto alle prime due e che sarebbe stato pletorico far seppellire il patriarca da tre figli.
“E lo seppellirono Isacco ed Ismaele suoi figli”
Abramo manda lontano, verso oriente, i figli avuti da Keturah per non farli interferire con la vita e gli interessi di Isacco. Giuseppe Flavio, nell’opera Antichità giudaiche, dice che i figli avuti da Keturah erano pronti alla fatica e dotati di ingegno acuto. Aggiunge che li mandò a fondare colonie. Fornisce i nomi dei loro figli e riferisce, come dicevo, la versione dello storico Alessandro Polistore, che attinse, a sua volta, da un profeta Cleodemo, detto anche Malco, autore di una storia dei giudei, in un’area culturale eclettica: eclettica nel senso che congiungeva le culture, i personaggi e gli eventi di diversi popoli, inserendo quindi la storia ebraica in un contesto mediterraneo e del Medio Oriente, trovando o immaginando connessioni. Ebbene, da Giuseppe Flavio e da questi altri autori, le cui opere si sono in gran parte perdute, apprendiamo che i discendenti di Abramo e Keturah si espansero a oriente nell’Arabia Felix e sulle coste del Mar Rosso, e ad occidente in Libia, sicché un Eofren, personaggio della seconda generazione, avrebbe dato il nome all’Africa.
CHAYEI SARAH: EBRAISMO E ISLAM
In questo articolo, basato su un commento alla Parashah di Chayei Sarah di Rabbi Jonathan Sacks, vengono presentate alcune riflessioni sulla storia dei figli di Abramo e sul destino del rapporto tra le religioni che si richiamano all’antico patriarca, in accordo con il principio espresso dai Maestri secondo cui “le vicende dei padri sono un segno per ciò che avverrà ai figli”.
I messaggi che la Torah ci comunica non sempre sono espressi in modo esplicito. A volte ci vengono forniti soltanto indizi, e nel brano di questa settimana possiamo individuarne tre.
Il primo compare nella narrazione del primo incontro tra Isacco e la sua futura moglie Rebecca. La Torah descrive la scena in cui i due si vedono per la prima volta, e ci informa che in quell’occasione Isacco stava ritornando da una località chiamata “Beer Lahai Roi” (Genesi 24:62), ed era intento a meditare nella campagna. Cos’è questo luogo, e perché Isacco si trovava lì?
Il secondo indizio lo troviamo nell’ultimo straordinario capitolo della vita di Abramo. I brani precedenti si incentrano sull’amore e sulla fedeltà che esistevano nel rapporto tra Abramo e Sarah. Insieme essi intrapresero un lungo viaggio verso una meta sconosciuta e si schierarono contro l’idolatria della loro epoca. I due coniugi sperarono e pregarono per molti anni per la nascita di un figlio, fino a quando nacque Isacco. Poi la vita di Sarah volge al termine. Dopo la sua morte, Abramo piange nel periodo di lutto e assicura alla moglie una onorevole sepoltura tramite l’acquisto della grotta di Machpelah. A questo punto, ci si aspetterebbe di leggere che Abramo abbia trascorso il resto dei suoi anni da solo.
Invece, inaspettatamente, dopo il matrimonio di Isacco, Abramo sposa una donna chiamata Keturah che gli partorisce sei figli. Chi è questa donna? Cosa vuole comunicarci questa vicenda? Non può essere solo un semplice dettaglio irrilevante, poiché la Torah non si dilunga nei particolari di scarsa importanza. Nella Bibbia infatti non ci viene detto, ad esempio, che tipo di aspetto fisico avesse Abramo, o quale fosse il nome del servo inviato a cercare una moglie per Isacco (anche se la tradizione ci informa che si trattava di Eliezer).
Dunque, anche il nuovo matrimonio di Abramo deve avere un significato e un legame preciso con il resto del racconto.
La descrizione della morte di Abramo ci offre poi un terzo indizio. Il patriarca fu sepolto, secondo il testo, dai suoi figli Isacco e Ismaele (Genesi 25:9). Come mai si parla anche di Ismaele? La Torah non ci ha forse detto che egli era stato mandato nel deserto quando Isacco era ancora giovane? I due fratelli non hanno vissuto in totale separazione l’uno dall’altro? Nonostante la nota rivalità tra Isacco e Ismaele, la Torah li pone entrambi al funerale del padre senza fornire alcuna spiegazione.
Mettendo insieme questi indizi, i Saggi d’Israele cercano di chiarire il mistero e ricostruiscono una storia affascinante.
Per prima cosa, bisogna considerare il nome del luogo in cui Isacco si era recato nel giorno del suo incontro con Rebecca: “Beer Lahai Roi”. Questo luogo è menzionato soltanto una volta nei capitoli precedenti della Torah, in Genesi 16:14. Si tratta del posto in cui Hagar, quando era fuggita a causa di Sarah, incontra l’angelo che la esorta a tornare indietro: L’Angelo del Signore le disse: «Ecco, tu sei incinta, e partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele, poiché il Signore ha ascoltato la tua afflizione» (Genesi 16:11). Beer Lahai Roi è dunque il luogo associato ad Ismaele. Secondo i Maestri, Isacco si trovava lì per tentare una riconciliazione con il suo fratellastro, dopo la morte di Sarah.
Il secondo indizio è il nuovo matrimonio di Abramo. Per quanto riguarda Keturah, i Maestri dichiarano che questa donna era in realtà proprio la stessa Hagar; non è insolito infatti che alcune persone citate nella Torah abbiano più nomi: Yitrò, il suocero di Mosè, è chiamato addirittura con sette appellativi diversi. Hagar era stata soprannominata Keturah, spiegano i Saggi, «perché le sue azioni erano paragonate alla fragranza dell’incenso (ketoret, in ebraico)».
Secondo questa interpretazione, sia Isacco che Abramo si sentivano in colpa per la cacciata di Hagar e Ismaele. Il testo ci dice esplicitamente che Abramo non voleva mandare via Ismaele (vedi Genesi 21:11), ma dovette farlo comunque, poiché Dio gli aveva comandato di dare ascolto all’insistenza di Sarah. Mentre Sarah era in vita, la riconciliazione era perciò impossibile. Dopo che ella morì, Abramo andò a cercare Hagar per riportarla a casa. Dunque Hagar non visse i suoi ultimi giorni da esiliata, ma fu accolta come moglie di Abramo. Si spiega così la presenza di Isacco e Ismaele al funerale di Abramo. La famiglia divisa era stata riunita.
Questa storia nasconde conseguenze di immensa portata per la nostra epoca. Sia gli Ebrei che i Musulmani si considerano discendenti di Abramo, gli Ebrei attraverso Isacco, e i Musulmani attraverso Ismaele.
Sotto la superficie del semplice racconto, gli antichi Maestri hanno colto i dettagli più misteriosi e hanno elaborato sulla base di essi una meravigliosa storia di riconciliazione. Tutto ciò serve ad insegnarci che i conflitti e la separazione tra Abramo, Hagar, Isacco e Ismaele ebbero un inizio, ma anche una fine. Tra Ebraismo e Islam può quindi nascere amicizia e rispetto reciproco. Abramo amava i suoi figli, e fu sepolto da entrambi. La speranza per il futuro si fonda su una storia del passato.
Articolo originale: http://www.rabbisacks.org/covenant-conversation-5769-chayei-sarah-on-judaism-and-islam/
Approfondimenti
L’identificazione di Keturah con Hagar è suggerita dal Midrash ed è accolta da Rashi, ma è tuttavia rifiutata da altri commentatori classici, in particolare da Ibn Ezra. Secondo alcuni (Rashbam, Chizkuni), l’interpretazione che sostiene che Hagar e Keturah siano la stessa persona non rispecchia il significato letterale del testo biblico, ma è da intendere come una riflessione omiletica volta ad esprimere un insegnamento profondo.
Che la Torah alluda ad una sorta di riconciliazione tra Isacco e Ismaele è comunque deducibile dal racconto della sepoltura di Abramo (Genesi 25:9). I Profeti sembrano aver proiettato nel futuro messianico la piena realizzazione del ricongiungimento tra i due fratelli, preannunciando l’arrivo a Gerusalemme dei discendenti di Ismaele e la loro offerta nel Santuario (vedi Isaia 60:7).
In questo articolo, basato su un commento alla Parashah di Chayei Sarah di Rabbi Jonathan Sacks, vengono presentate alcune riflessioni sulla storia dei figli di Abramo e sul destino del rapporto tra le religioni che si richiamano all’antico patriarca, in accordo con il principio espresso dai Maestri secondo cui “le vicende dei padri sono un segno per ciò che avverrà ai figli”.
I messaggi che la Torah ci comunica non sempre sono espressi in modo esplicito. A volte ci vengono forniti soltanto indizi, e nel brano di questa settimana possiamo individuarne tre.
Il primo compare nella narrazione del primo incontro tra Isacco e la sua futura moglie Rebecca. La Torah descrive la scena in cui i due si vedono per la prima volta, e ci informa che in quell’occasione Isacco stava ritornando da una località chiamata “Beer Lahai Roi” (Genesi 24:62), ed era intento a meditare nella campagna. Cos’è questo luogo, e perché Isacco si trovava lì?
Il secondo indizio lo troviamo nell’ultimo straordinario capitolo della vita di Abramo. I brani precedenti si incentrano sull’amore e sulla fedeltà che esistevano nel rapporto tra Abramo e Sarah. Insieme essi intrapresero un lungo viaggio verso una meta sconosciuta e si schierarono contro l’idolatria della loro epoca. I due coniugi sperarono e pregarono per molti anni per la nascita di un figlio, fino a quando nacque Isacco. Poi la vita di Sarah volge al termine. Dopo la sua morte, Abramo piange nel periodo di lutto e assicura alla moglie una onorevole sepoltura tramite l’acquisto della grotta di Machpelah. A questo punto, ci si aspetterebbe di leggere che Abramo abbia trascorso il resto dei suoi anni da solo.
Invece, inaspettatamente, dopo il matrimonio di Isacco, Abramo sposa una donna chiamata Keturah che gli partorisce sei figli. Chi è questa donna? Cosa vuole comunicarci questa vicenda? Non può essere solo un semplice dettaglio irrilevante, poiché la Torah non si dilunga nei particolari di scarsa importanza. Nella Bibbia infatti non ci viene detto, ad esempio, che tipo di aspetto fisico avesse Abramo, o quale fosse il nome del servo inviato a cercare una moglie per Isacco (anche se la tradizione ci informa che si trattava di Eliezer).
Dunque, anche il nuovo matrimonio di Abramo deve avere un significato e un legame preciso con il resto del racconto.
La descrizione della morte di Abramo ci offre poi un terzo indizio. Il patriarca fu sepolto, secondo il testo, dai suoi figli Isacco e Ismaele (Genesi 25:9). Come mai si parla anche di Ismaele? La Torah non ci ha forse detto che egli era stato mandato nel deserto quando Isacco era ancora giovane? I due fratelli non hanno vissuto in totale separazione l’uno dall’altro? Nonostante la nota rivalità tra Isacco e Ismaele, la Torah li pone entrambi al funerale del padre senza fornire alcuna spiegazione.
Mettendo insieme questi indizi, i Saggi d’Israele cercano di chiarire il mistero e ricostruiscono una storia affascinante.
Per prima cosa, bisogna considerare il nome del luogo in cui Isacco si era recato nel giorno del suo incontro con Rebecca: “Beer Lahai Roi”. Questo luogo è menzionato soltanto una volta nei capitoli precedenti della Torah, in Genesi 16:14. Si tratta del posto in cui Hagar, quando era fuggita a causa di Sarah, incontra l’angelo che la esorta a tornare indietro: L’Angelo del Signore le disse: «Ecco, tu sei incinta, e partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele, poiché il Signore ha ascoltato la tua afflizione» (Genesi 16:11). Beer Lahai Roi è dunque il luogo associato ad Ismaele. Secondo i Maestri, Isacco si trovava lì per tentare una riconciliazione con il suo fratellastro, dopo la morte di Sarah.
Il secondo indizio è il nuovo matrimonio di Abramo. Per quanto riguarda Keturah, i Maestri dichiarano che questa donna era in realtà proprio la stessa Hagar; non è insolito infatti che alcune persone citate nella Torah abbiano più nomi: Yitrò, il suocero di Mosè, è chiamato addirittura con sette appellativi diversi. Hagar era stata soprannominata Keturah, spiegano i Saggi, «perché le sue azioni erano paragonate alla fragranza dell’incenso (ketoret, in ebraico)».
Secondo questa interpretazione, sia Isacco che Abramo si sentivano in colpa per la cacciata di Hagar e Ismaele. Il testo ci dice esplicitamente che Abramo non voleva mandare via Ismaele (vedi Genesi 21:11), ma dovette farlo comunque, poiché Dio gli aveva comandato di dare ascolto all’insistenza di Sarah. Mentre Sarah era in vita, la riconciliazione era perciò impossibile. Dopo che ella morì, Abramo andò a cercare Hagar per riportarla a casa. Dunque Hagar non visse i suoi ultimi giorni da esiliata, ma fu accolta come moglie di Abramo. Si spiega così la presenza di Isacco e Ismaele al funerale di Abramo. La famiglia divisa era stata riunita.
Questa storia nasconde conseguenze di immensa portata per la nostra epoca. Sia gli Ebrei che i Musulmani si considerano discendenti di Abramo, gli Ebrei attraverso Isacco, e i Musulmani attraverso Ismaele.
Sotto la superficie del semplice racconto, gli antichi Maestri hanno colto i dettagli più misteriosi e hanno elaborato sulla base di essi una meravigliosa storia di riconciliazione. Tutto ciò serve ad insegnarci che i conflitti e la separazione tra Abramo, Hagar, Isacco e Ismaele ebbero un inizio, ma anche una fine. Tra Ebraismo e Islam può quindi nascere amicizia e rispetto reciproco. Abramo amava i suoi figli, e fu sepolto da entrambi. La speranza per il futuro si fonda su una storia del passato.
Articolo originale: http://www.rabbisacks.org/covenant-conversation-5769-chayei-sarah-on-judaism-and-islam/
Approfondimenti
L’identificazione di Keturah con Hagar è suggerita dal Midrash ed è accolta da Rashi, ma è tuttavia rifiutata da altri commentatori classici, in particolare da Ibn Ezra. Secondo alcuni (Rashbam, Chizkuni), l’interpretazione che sostiene che Hagar e Keturah siano la stessa persona non rispecchia il significato letterale del testo biblico, ma è da intendere come una riflessione omiletica volta ad esprimere un insegnamento profondo.
Che la Torah alluda ad una sorta di riconciliazione tra Isacco e Ismaele è comunque deducibile dal racconto della sepoltura di Abramo (Genesi 25:9). I Profeti sembrano aver proiettato nel futuro messianico la piena realizzazione del ricongiungimento tra i due fratelli, preannunciando l’arrivo a Gerusalemme dei discendenti di Ismaele e la loro offerta nel Santuario (vedi Isaia 60:7).