LO SCISMA DI UTRECHT A SEGUITO DEL CONCILIO VATICANO
Scisma di Utrecht
Lo scisma di Utrecht è uno scisma della Chiesa cattolica che ha portato alla nascita della dottrina chiamata vetero-cattolicesimo, le cui comunità sono raccolte nell'Unione di Utrecht delle Chiese vetero-cattoliche; tale scisma si è compiuto in due diversi momenti tra Settecento e Ottocento.
Storia
La causa iniziale dello scisma fu l'adesione della Chiesa olandese al giansenismo, per cui Papa Clemente XI prima sospese (1702) e infine scomunicò (1704) il vescovo di Utrecht Petrus Codde.
Il consiglio del vicariato di Utrecht rispose nominando arcivescovo della città il vicario Cornelius van Steenoven, che fu consacrato dal vescovo francese Dominique Marie Varlet. Papa Benedetto XIII sospese sia Varlet (1723) che Steenhoven (1725), dichiarandone invalida l'elezione.
Con la scomunica di Steenoven nacque quindi la Chiesa vetero-cattolica dei Paesi Bassi, considerata dai cattolici scismatica, anche se non eretica. Ciò nonostante, fino al 1858 tutti gli arcivescovi vetero-cattolici eletti notificarono la loro elezione al Papa, continuando a non considerarsi separati dalla Chiesa di Roma.
La rottura definitica avvenne nel secolo successivo, nel mezzo del Kulturkampf, quando Papa Pio IX decise di ripristinare la provincia ecclesiastica di Utrecht e quindi una nuova gerarchia cattolica nei Paesi Bassi (1853) e, soprattutto, quando il Concilio Vaticano I proclamò il dogma dell'infallibilità del papa (1869-1870): alcuni intellettuali e teologi cattolici dell'Europa centrale (Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Paesi Bassi), guidati da Ignaz von Döllinger, non accettarono le conclusioni del Concilio e, supportati dall'arcivescovo di Utrecht che ordinò vescovi e preti per loro, formarono delle nuove chiese indipendenti, più tardi riunite nell'Unione di Utrecht delle Chiese vetero-cattoliche (1889).
Lo scisma di Utrecht è uno scisma della Chiesa cattolica che ha portato alla nascita della dottrina chiamata vetero-cattolicesimo, le cui comunità sono raccolte nell'Unione di Utrecht delle Chiese vetero-cattoliche; tale scisma si è compiuto in due diversi momenti tra Settecento e Ottocento.
Storia
La causa iniziale dello scisma fu l'adesione della Chiesa olandese al giansenismo, per cui Papa Clemente XI prima sospese (1702) e infine scomunicò (1704) il vescovo di Utrecht Petrus Codde.
Il consiglio del vicariato di Utrecht rispose nominando arcivescovo della città il vicario Cornelius van Steenoven, che fu consacrato dal vescovo francese Dominique Marie Varlet. Papa Benedetto XIII sospese sia Varlet (1723) che Steenhoven (1725), dichiarandone invalida l'elezione.
Con la scomunica di Steenoven nacque quindi la Chiesa vetero-cattolica dei Paesi Bassi, considerata dai cattolici scismatica, anche se non eretica. Ciò nonostante, fino al 1858 tutti gli arcivescovi vetero-cattolici eletti notificarono la loro elezione al Papa, continuando a non considerarsi separati dalla Chiesa di Roma.
La rottura definitica avvenne nel secolo successivo, nel mezzo del Kulturkampf, quando Papa Pio IX decise di ripristinare la provincia ecclesiastica di Utrecht e quindi una nuova gerarchia cattolica nei Paesi Bassi (1853) e, soprattutto, quando il Concilio Vaticano I proclamò il dogma dell'infallibilità del papa (1869-1870): alcuni intellettuali e teologi cattolici dell'Europa centrale (Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Paesi Bassi), guidati da Ignaz von Döllinger, non accettarono le conclusioni del Concilio e, supportati dall'arcivescovo di Utrecht che ordinò vescovi e preti per loro, formarono delle nuove chiese indipendenti, più tardi riunite nell'Unione di Utrecht delle Chiese vetero-cattoliche (1889).